Come puoi parlare di me...

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poggioallorso
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Re: Come puoi parlare di me...

Messaggio da poggioallorso » 16 nov 2010, 14:38

pigrofalco ha scritto:
vigorius ha scritto:p poi ci sono i
sognatori come quel ragazzo ventenne americano , crhis mclanderss, che lasciata la città e l'automobile e volendo vivere
nelle terre selvagge vivendo di caccia e di pesca e morto miseramente in un vecchi pulmino wolvagen abbandonato nella
foresta.
vig
IMG_0007.JPG
Ma è lo stesso che citi nella tua firma?E come è morto?

Poi, oggi è giorno di indovinelli, come leghereste la bellissima firma di Saverio alla scelta estrema di Beatrice, o - detto in soldoni, ed è la domanda che mi faccio da un pò di tempo - come si può coniugare una scelta "eremitica" (estremizzo e virgoletto) con la necessità di condividere ( non solo la felicità) che possediamo ontologicamente (l'uomo esiste come individuo e come identità solo in rapporto agli altri da sè)?

grazie
Pigrofalco, posso fare un appunto sulla tua ultima riga? da brava misantropa ti posso dire che l'uomo esiste prima di tutto in rapporto con la natura che lo circonda e con gli esseri che la riguardano. Poi, esiste uno spirito di branco, vedi erbivori, ergo prede) che nell'uomo si espleta per lo più a livello emotivo e mentale, essendo lui un predatore. però l'uomo oggi è così debole, così "inesperto" della sopravvivenza, che ha per forza bisogno di vivere in modo promiscuo...pensa ai feudi, dove in cento persone o giù di lì, riuscivano ad essere autonomi... oggi nessuno sa fare più niente. la manualità s'è persa nel rotolare dei secoli...

ti racconto una storia, quella della saturazione da promiscuità, dall'abuso di veleni chimici e psichici, dallo stress assolutamente innaturale della vita di città: la mia.
vedi bene che, se riesco a stare sola 14 ore al giorno in mezzo ai boschi evidentemente si può sopravvivere, ma non solo: questo stare ha acuito in me la capacità di valutazione, di introspezione, di analisi delle cose e della vita... questo stare ha prodotto le situazioni dove ho acquisito capacità; diciamo in parole povere, che oggi posso sopravvivere ad un fantomatico dopobomba molto meglio di altri... ha prodotto anche le situazioni che hanno risvegliato in me la sensibilità e l'attenzione che prima avevo sopite... capire se domani piove, sapere se un albero farà o meno i suoi frutti in primavera, sapere quale terreno è quello giusto per ogni tipo di semina.... conoscere i cavalli e saper dialogare con loro, e così tanti altri animali che prima neanche sapevo esistessero...
insomma, un bagaglio di acquisizioni che da la sicurezza interiore. e non è poco. ma anche la consapevolezza, vedendo le città ed i suoi abitanti da debita distanza, di dove stiano andando... e non è una bella direzione, credimi.
c'è sicuramente una mezza misura, ma proprio perchè è "mezza", a me non piace. ma questo, è un parere assolutamente personale...
bea

stamani alle 6 e mezzo era ancora buio, pioveva e la nebbia m'impediva di vedere le stalle. bene, mi dico, non importa, vado lo stesso. e mentre mi avviavo nel fango, i cavalli hanno nitrito sommessi, quasi a chiamarmi, ad indirizzarmi...
Bea

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vigorius
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Re: Come puoi parlare di me...

Messaggio da vigorius » 16 nov 2010, 16:48

premetto sono tecnologicamente primitivo,non mi riesce inserire negli articoli le faccine e le frasi ( in questo caso di Bea
e pigrofalco) quindi ad alessio rispondo. si il ragazzo è quello della firma. la frase è stata trovata nel diario che teneva con se nel pulmino arrugginito.( che è diventato meta di gite "turistiche avventurose" con accompagnatori al seguito,e con foto ricordo. dormiva e viveva li dentro perchè non era riuscito a costruirsi una casetta di legno . e morto praticamente di fame . non riusciva a conservare le prede cacciate. e finite le cartucce non è stato più in grado di procurarsi il cibo.
quando si è accorto di essere in trappola non è riuscito a tornare indietro nel mondo che detestava. grandi fiumi gonfi di acque erano una barriera insormontabileper un uomo solo. e morto con la consapevolezza che la felicità e "l'umanità" non è reale se non condivisa. dalla sua storia è stato realizzato un bellissimo film (che ho visto) e un altrttanto bellissimo libro
(che non ho letto) .
a Beatrice dico, pur essendo un "mezza cottura) sono in perfetta sintonia con le sue idee. mi specchio nella sua critica a questo modello di vita ...disumano e distruttivo. d'inverno quando rimango solo dormo nel sacco a pelo sul letto a riscaldamento spento.
vig
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Re: Come puoi parlare di me...

Messaggio da poggioallorso » 16 nov 2010, 17:26

scusa vig, ma mi è scappato da ridere pensando ad una persona che vive in un appartamento di città e d'inverno si mette a dormire nel sacco a pelo, sul letto e con il riscaldamento spento.... :lol: grazie, mi hai fatto fare davvero una risata!
credo che i percorsi di vita ed il modo di farli siano estremamente soggettivi... la frase in fondo ai post di vig non corrisponde, per esempio, alla mia realtà. anzi, leggerla mi ha fatto pensare ad una persona che si sente profondamente sola... Molte volte rido dei cani, sono felice accanto ai cavalli, mi diverto a vedere i guai che combinano le capre... eppure, sono sola. ma evidentemente, ci sono varie forme di solitudine...
una cosa che non ho fatto io, a differenza del ragazzo di cui parlate, è perdere i contatti con la realtà. questo è fondamentale, per non rimanere disorientati e diventare vittime delle proprie allucinazioni. sono comunque una persona che scende in paese (il meno possibile!), ha amici (pochissimi ma scelti!), ha contatti culturali e sociali. ho comunque un'abitazione decorosa e non mi illudo di poter vivere di quel che caccio. si, uso le verdure che coltivo, ma se non ho l'insalata scendo e la compro...
proprio come nella promiscuità cittadina, anche nella solitudine della natura dobbiamo essere sempre centrati, sempre dentro noi stessi, presenti alla realtà, analitici e lucidi.

la cosa più bella? è che non ti trovano neanche con il tom tom....
bea
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Gibbo
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Re: Come puoi parlare di me...

Messaggio da Gibbo » 16 nov 2010, 17:39

pigrofalco ha scritto:
vigorius ha scritto:p poi ci sono i
sognatori come quel ragazzo ventenne americano , crhis mclanderss, che lasciata la città e l'automobile e volendo vivere
nelle terre selvagge vivendo di caccia e di pesca e morto miseramente in un vecchi pulmino wolvagen abbandonato nella
foresta.
vig
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Ma è lo stesso che citi nella tua firma?E come è morto?

Poi, oggi è giorno di indovinelli, come leghereste la bellissima firma di Saverio alla scelta estrema di Beatrice, o - detto in soldoni, ed è la domanda che mi faccio da un pò di tempo - come si può coniugare una scelta "eremitica" (estremizzo e virgoletto) con la necessità di condividere ( non solo la felicità) che possediamo ontologicamente (l'uomo esiste come individuo e come identità solo in rapporto agli altri da sè)?

grazie
Guarda il film "into the wild" http://it.wikipedia.org/wiki/Into_the_W ... e_selvagge o ancora meglio, leggi il libro http://it.wikipedia.org/wiki/Nelle_terre_estreme

C'è tanta gente infelice che tuttavia non prende l'iniziativa di cambiare la propria situazione perché è condizionata dalla sicurezza, dal conformismo, dal tradizionalismo, tutte cose che sembrano assicurare la pace dello spirito, ma in realtà per l'animo avventuroso di un uomo non esiste nulla di più devastante di un futuro certo. Il vero nucleo dello spirito vitale di una persona è la passione per l'avventura. La gioia di vivere deriva dall'incontro con nuove esperienze, e quindi non esiste gioia più grande dell'avere un orizzonte in costante cambiamento, del trovarsi ogni giorno sotto un sole nuovo e diverso… Non dobbiamo che trovare il coraggio di rivoltarci contro lo stile di vita abituale e buttarci in un'esistenza non convenzionale... (C. J. McCandless)

Una storia che da molti spunti di riflessione.
La consapevolezza della mia ignoranza fa si che non mi fermi mai nella strada della conoscenza.

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pigrofalco
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Re: Come puoi parlare di me...

Messaggio da pigrofalco » 16 nov 2010, 18:55

poggioallorso ha scritto:
pigrofalco ha scritto: come si può coniugare una scelta "eremitica" (estremizzo e virgoletto) con la necessità di condividere ( non solo la felicità) che possediamo ontologicamente (l'uomo esiste come individuo e come identità solo in rapporto agli altri da sè)?
grazie
Pigrofalco, posso fare un appunto sulla tua ultima riga? da brava misantropa ti posso dire che l'uomo esiste prima di tutto in rapporto con la natura che lo circonda e con gli esseri che la riguardano. Poi, esiste uno spirito di branco, vedi erbivori, ergo prede) che nell'uomo si espleta per lo più a livello emotivo e mentale, essendo lui un predatore. però l'uomo oggi è così debole, così "inesperto" della sopravvivenza, che ha per forza bisogno di vivere in modo promiscuo...pensa ai feudi, dove in cento persone o giù di lì, riuscivano ad essere autonomi... oggi nessuno sa fare più niente. la manualità s'è persa nel rotolare dei secoli...
Ciao Bea, sei riuscita a in pochi messaggi a caratterizzare bene la passione che vi ha spinti alla scelta 'eremitica', passione che apprezzo e credo di condividere seppur con sfumature di cui magari poi parliamo.Quello che intendevo dire è che, 'eremiti' o cittadini, la nostra identità psichica deriva essenzialmente dall'esistenza degli altri (che si tratti di caverna o di grattacielo non fa differenza in questo caso), ancora prima che dal rapporto più o meno stretto/felice/frequente con loro.

Vivendo per assurdo in un mondo dove avessimo assoluta consapevolezza di essere gli unici sopravvissuti a non so che, e pure nell'ipotesi di poter usufruire di ogni ricchezza naturale e materiale, ben presto impazziremmo.Riducendo la scala, è quanto teoricamente incombe sui detenuti in isolamento per anni e anni.Allora, partiamo dalla firma di Saverio che è semplice, bellissima e terribilmente vera, ecco a me pare anche tristemente emblematica se scritta da quel ragazzo andato a cercare una solitudine dove il bisogno degli altri, vicini e ostili, fosse minore.Vien da pensare quindi che sia morto disperato oltrechè di fame, disperato del non poter bastare a sè stesso, disperato del non poter tornare, la firma di Saverio sembra dire "non vi ingannate, per quanto lontano possiate andare, voi rincorrerete sempre una dimensione sociale la cui mancanza avete patito, o la cui distorsione avete subito".

La vita è piena di paradossi che spesso inibiscono, pensa Bea se tutti i 60 milioni di italiani seguissero la tua scelta e si prendessero un pezzetto di bosco e di prato per l'orto, l'allevamento e il taglio sia pure conservativo....nel breve l'ecosistema verrebbe distrutto.Eppure la tua rimane una scelta eticamente perseguibile.Il paradosso è quindi che anche la civiltà dell'homo sapiens sapiens degli ultimi 500 anni si sia alimentata di diversità allo stesso modo dell'ecosistema, e che tu sembri dover ringraziare quelli che abitano negli edifici di 5 o 6 piani!

Ti scrivo questo non esattamente da cittadino....
Alessio Pieragnoli, Consigliere Canislupus Italia.

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Re: Come puoi parlare di me...

Messaggio da pigrofalco » 16 nov 2010, 18:58

Gibbo ha scritto: Guarda il film "into the wild" http://it.wikipedia.org/wiki/Into_the_W ... e_selvagge o ancora meglio, leggi il libro http://it.wikipedia.org/wiki/Nelle_terre_estreme
[..]
Una storia che da molti spunti di riflessione.
Grazie del consiglio Giacomo ;)
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Re: Come puoi parlare di me...

Messaggio da pigrofalco » 16 nov 2010, 19:03

vigorius ha scritto:premetto sono tecnologicamente primitivo,non mi riesce inserire negli articoli le faccine e le frasi ( in questo caso di Bea
e pigrofalco) quindi ad alessio rispondo. si il ragazzo è quello della firma. la frase è stata trovata nel diario che teneva con se nel pulmino arrugginito.( che è diventato meta di gite "turistiche avventurose" con accompagnatori al seguito,e con foto ricordo. dormiva e viveva li dentro perchè non era riuscito a costruirsi una casetta di legno . e morto praticamente di fame . non riusciva a conservare le prede cacciate. e finite le cartucce non è stato più in grado di procurarsi il cibo.
quando si è accorto di essere in trappola non è riuscito a tornare indietro nel mondo che detestava. grandi fiumi gonfi di acque erano una barriera insormontabileper un uomo solo. e morto con la consapevolezza che la felicità e "l'umanità" non è reale se non condivisa. dalla sua storia è stato realizzato un bellissimo film (che ho visto) e un altrttanto bellissimo libro
(che non ho letto) .
Grazie caro Saverio la storia mi ha colpito molto, leggerò il libro.
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Re: Come puoi parlare di me...

Messaggio da poggioallorso » 16 nov 2010, 19:37

pigrofalco (che bellissimo nome hai scelto... un falco pigro...) condivido in toto quel che dici: è la varietà che porta avanti l'ecosistema. e come dicevo prima, ognuno di noi ha un proprio percorso e lo vive a proprio modo... però, se metti 60 milioni di italiani tutti sull'asfalto, pensi che distruggano meno di 60 milioni di Bee in mezzo ai boschi? Io temo di no, purtroppo. Qualcuno tempo fa mi disse che il nucleo di esseri umani "perfetto" per ogni interazione era di max 150 soggetti. oltre a questo numero comincia il disagio.... da brava misantropa, non vedo tutto questo bisogno di circondarsi di persone, per me la folla è alienante, mentre sono fondamentalmente importanti i Contatti Umani, che sono, però, tutta un'altra cosa... ovviamente, condivido con te che UN essere umano da solo, a lungo andare impazzisce.
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Re: Come puoi parlare di me...

Messaggio da poggioallorso » 16 nov 2010, 21:06

sperando di non annoiare, posto due miei articoli che usciranno a breve, intorno all'appartenenza e alla libertà. li propono perchè sono inerenti alla discussione... però, se fossero troppo lunghi o considerati inopportuni per questo forum, chiedo ai moderatori di ... farmi un fischio e stopparmi! ;)

Appartenenza e libero arbitrio

Sempre di più ormai dai mass media riceviamo messaggi atti a condizionarci, e non solo al fine di acquistare qualcosa, ma per far si che siamo qualcosa. Assorbendo questi messaggi e omologandoci, contribuiamo a propagare il condizionamento con l’esempio, divenendo inconsapevoli complici di un meccanismo che ci fa muovere tutti intruppati in luoghi comuni, in valori scadenti, in abiti simili che però stanno a significare l’appartenenza. Quell’appartenenza che da sicurezza, fa sentire che ci siamo, siamo in regola, siamo a posto.
E’ un bisogno atavico quello dell’appartenenza, animale. Ma non dovrebbe trasformarsi in schiavitù ne nell’annullamento di quelle caratteristiche salienti che rendono ognuno di noi unico ed irripetibile. Eppure, per un piatto di lenticchie vendiamo la nostra originalità. Per raggiungere quella falsa sicurezza di facenti parte tutta esteriorizzata, siamo capaci di perdere la capacità reale di essere presenti: quella di esercitare il libero arbitrio. Viviamo allora in un mondo illusorio i cui scenari sovente si lacerano lasciandoci fragili ed impauriti. E dietro questi scenari di carta non ritroviamo la capacità critica e l’autonomia di pensiero a sostenerci, ma il vuoto agghiacciante del condizionamento. Siamo la generazione del nulla, del comodo, veloce e precotto. Imboccati, abbiamo perso perfino la capacità fondamentale di procurarci il cibo. Siamo disabituati a porre domande, a valutare autonomamente gli eventi, le cose, le persone. Tutto questo ci ha indebolito, quando invece la forza intrinseca dell’essere umano sta in ciò che pensa, in ciò che impara, in ciò che può scegliere di mettere in pratica. E’ la percezione delle proprie potenzialità che rassicura, di quello che saremmo in grado di fare se. Ma per saperlo, dobbiamo coltivare questa parte di noi, la parte critica, creativa e decisionale. Il libero arbitrio deve essere sempre presente, pronto a reagire ai condizionamenti, pronto a valutare la reale importanza delle cose, pronto a filtrare e a scegliere, a difendere ed a costruire la nostra interiorità, permettendoci così la reale appartenenza al branco, fatta di utilità, contributo e partecipazione.



Uscita di sicurezza

La Libertà, come la Felicità, sono concetti astratti forgiati dal desiderio insito nell’essere umano mosso forse, chissà, da un ancestrale ricordo.
L’uomo nasce schiavo, mentre l’utopia della Libertà serpeggia nei salotti bene, nelle università, nelle fabbriche, nelle famiglie da che mondo è mondo. Eppure, l’uomo libero non esiste. Non esiste perché nasce già in una società preformata che lo induce fin dal primo istante: quello in cui esso viene partorito. Il percorso è breve ed intenso: i condizionamenti di pediatri, puericultori, educatori, insegnanti, sacerdoti, genitori, forgiano quest’esserino nel profondo della psiche. Quando questa vittima predestinata alle catene è pronta, entra nella società. E qui lo abbiamo perso, come si dice nei migliori film americani di pronto soccorso ospedaliero. Qui egli si smarrisce definitivamente in un labirinto di induzioni potentissime: come ci si veste, come ci si comporta, cosa si studia e perché, quanti soldi dobbiamo avere e come arredare casa, come parlare e scrivere, che auto acquistare, come votare. Fino a raggiungere il massimo del suo squallido fulgore nella scelta puramente estetica del ragazzo/a da avere accanto.
Intanto, la Libertà muore prima di nascere, patetico aborto di un’utopia. Ed anche chi, ieri, inneggiava all’ideologia politica quale unica possibilità d’esprimere se stessi ed il proprio stare al mondo, adesso ha perso quell’ultima via d’uscita. Oggi la politica è schiava, ed i politici servi, delle multinazionali, del denaro, del potere economico mondiale. E allora, resta un pertugio, un piccolissimo e difficilmente individuabile foro da dove passare per uscir fuori, per respirare l’aria pulita e fresca, l’aria di libertà: la scelta ragionata, non più politica ma etica. Ovvero, non sceglier più chi sarà vassallo in nome nostro del denaro, che poco ci tange, ma cosa comprare, come vestire, cosa dire, che vita percorrere. Un passo indietro, scordando la politica ormai sul letto di morte, e porgendo un dovuto, ultimo pensiero ad essa, per prendere in mano la propria vita nelle quotidiane decisioni. Quelle piccole, quasi invisibili, ma che ci permettono di riappropriarci della libertà di pensiero che ci apparterrebbe, seppur relativa.
Perché l’unica libertà a cui possiamo accedere è quella nostra intima, interiore, quella generata dalla ricerca di un equilibrio rispettoso tra bisogno ed offerta, quella che ricomincia a decidere quali scarpe comprare o con quali occhi guardare il proprio vicino.
Quella che davvero ci permette d’esercitare il libero arbitrio, figlio legittimo dell’utopica Libertà.


per chi è riuscito ad arrivare fino in fondo, voglio precisare che queste mie riflessioni sono nate esclusivamente grazie alla scelta di vita che ho fatto...
bea
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Re: Come puoi parlare di me...

Messaggio da vigorius » 16 nov 2010, 22:01

gibbo,pigrofalco, e questa la condizione umana in cui siamo immersi. bea la descrive magistralmente. l'essere umano
si deve relazionare con qualcosa ,col divino, con la natura,con gli altri simili, da soli siamo il nulla. siamo più soli in un centro commerciale,o passeggiando in una strada cittadina,per non parlare di quando ci troviamo nella morsa del traffico
automobilistico. bea e il suo compagno non sono mai soli sono circondati e immersi dal mondo che hanno cercato e voluto
loro stessi è questo ,secondo me che fa la differenza. il dormire ogni tanto nel sacco a pelo,onestamente può apparire
b
izzarro.ma è la materializzazione dell'illusione che possa contribuire a consumare una goccia in meno di energia petrolifera.
vig
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