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il primo incontro con ...bacco e con...venere

Inviato: 15 dic 2010, 23:40
da vigorius
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Tempo fa partecipai a un concorso letterario riservato agli over-anta-anta. il premio era costituito da pregiatissime
bottiglie di vino delle migliori fattorie toscane. In toscana, terra di vino per eccellenza, il vino è nel DNA della gente,
specialmente nelle vecchie generazioni. da sempre le nostre terre si sono colorate e profumate con i ritmi dell'uva:
nelle veglie,nelle sagre, nelle feste in famiglia,ecc. I partecipanti con un breve racconto autobiografico, dovevano
scrivere un episodio della loro vita in cui il vino avesse avuto un ruolo importante. io naturalmente non vinsi nulla.
ma almeno un bicchiere di umile vino da tavola, forse lo meritavo. che dite?

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Apparecchio la tavola,è l'ora di preparare la cena. Stasera non ho voglia di cucinare,mangerò pane,prosciutto e
insalata. Alla fine del pasto,saziata la fame e calmata la sete con acqua minerale,arriva il momento più bello
e atteso della mia solitaria cena,quello che mi riempie l'animo di gioia. L'appuntamento con il mio solito,immancabile,
eterno bicchiere di vino,quasi sempre rosso della mia toscana. Certezza immutabile, bastone che sostiene, sole
splendente che illumina e riscalda la mia vecchiaia. Stappo la bottiglia, lo verso lentamente nel bicchiere,ascolto
come una dolce musica il leggero gorgoglìo e subito il suo profumo inebriante si spande nell'aria e mi avvolge e abbraccia
come un caro vecchio amico. Osservo con meraviglia le varie e molteplici sfumature, i toni ora accesi ora tenui del
suo colore. Lo porto con voluttà alle labbra. Lo sento scivolare sulla lingua,riempirmi la bocca con i suoi sapori
infiniti di frutti, di fiori, di campi di grano, di filari di viti e di tutti gli odori della nostra campagna. Infine lo butto
giù nel profondo di me stesso e lo sento pian piano riscaldarmi l'anima e il cuore.A volte, alzando il bicchiere verso la
lampada, socchiudo gli occhi e ammiro come in estasi i riflessi che la luce disegna nel suo corpo e mi pare di essere
alla finestra di casa a contemplare un dorato tramonto autunnale. E dal bicchiere insieme ai profumi, ai sapori, ai
colori escono come per magia momenti della mia vita trascorsa. Rivivo come in sogno episodi della mia esistenza.
Non ricordo bene l'età 9-10 anni, abitavo in periferia dove finisce la città e inizia subito la campagna. Avevo un
compagno di scuola mio grande amico che m'invitava spesso a casa sua . Mi piaceva la sua casa, era una grande
colonica con tante stanze. La cucina vasta con il camino alto fino al soffitto ,i mobili rustici,la cantina con gli enormi
tini, le botti, le damigiane, i torchi e tanti attrezzi agricoli, la soffitta piena di caratelli di vin santo. Per me era tutto
favoloso.Si studiava, si facevano i compiti e appena finito, via di corsa fuori a giocare.Sull'aia si spaventavano le galline
e i conigli.Le galline svolazzavano via e i conigli si rimpiattavano nel pagliaio. Poi s'andava per i campi o a caccia di
lucertole con i lacci di filo d'erba,o di merli e passerotti con la fionda. non se ne prendeva mai uno.Miglior successo
s'aveva quando andavamo nel torrente a "pescare" i broccioli con la forchetta. Ogni tanto un frittura ci scappava.
Quando ci veniva fame si faceva merenda staccando un bel grappolo d'uva dal filare, o si saliva sul fico,sul melo, sul
pero o su gli altri alberi secondo le stagioni. A casa si tornava a buio e qualche scapaccione si rimediava sempre.
Era settembre inoltrato, che da noi era il tempo della vendemmia e il mio amico mi invitava sempre. Noi ragazzi
si aiutava i grandi a raccogliere i grappoli d'uva nelle ceste e con un carretto s'andava in su e giù per i filari
fino alla cantina e si buttava l'uva nel tino, dove i ragazzi e le ragazze più grandi saltando e cantando la pigiavano
con i piedi. Anche noi si saliva sul tino e si saltava e pigiava l'uva a più non posso e l'odore del mosto ci avvolgeva
e spandeva nell'aria, dandoci alla testa. Era un divertimento, però dopo bisognava stare un'ora a lavarsi perchè s'era
tutti schizzati di rosso e i piedi un venivano mai puliti. Ma il grande momento era la sera a cena. La grande tavola
lunga lunga tutta apparecchiata e piena di cibo. La minestra fumante, il pollo e vitello lessi con le salse, il coniglio
fritto e in umido, le verdure,la frutta e tanti fiaschi d'acqua e tantissimi di vino. A quella vendemmia trascurai un
pò il mio amico perchè quel giorno c'era Lei, un'amica della mia età,vicina di casa. Si stava parecchio insieme io e
lei,a fare i compiti a giocare, a volte a casa mia a volte a casa sua .In tutte e due le case c'era sempre o la mamma
che faceva le faccende o la nonna che cuciva o intrecciava la paglia, però quando si riusciva a stare soli si giocava
ai "fidanzati" baciandosi sulla bocca e ai "dottori"toccandosi e accarezzandosi nelle parti intime, scoprivamo i
misteri del sesso nei nostri corpi acerbi. Io le volevo bene e lei voleva bene a me. Da grandi ci saremmo fidanzati,
sposati e avremmo avuto tanti bambini.Queste erano le nostre promesse. Durante la vendemmia eravamo stati tutto
il giorno vicini e anche a tavola era seduta accanto a me. C'era una grande confusione, i grandi erano tutti intenti
a mangiare , bere e chiaccherare, io approfittando che la luce elettrica ogni tanto andava via ( era il dopoguerra,
cerano della candele accese ma ci si vedeva poco)presi il fiasco di vino e riempii i nostri bicchieri. Bevevamo con
aria furtiva. Dopo ogni sorso ci davamo un bacio e ci scappava da ridere. Un sorso ,uno sguardo, un bacio e giù
risate, risate... c'era preso la "ridarella". Intanto la cena era diventata una festa: chi
suonava la fisarmonica , chi cantava gli stornelli, chi ballava, l'allegria era generale. Nessuno più badava a noi.
La presi per mano, uscimmo dalla cucina,andammo su per le scale fino alla soffitta, entrammo e chiusa la porta e
accesa una candela ci sdraiammo su delle balle di tela dietro i caratelli del vinsanto.Io volendo stupirla tirai fuori
di tasca una scatoletta di latta dove tenevo il mio "tabacco" fatto con i pampani di vite e pezzetti di carta gialla.
Mi arrotolai una "sigaretta" , l'accesi con la candela, e cominciai a fumare facendo anche gli anelli di fumo. Lei
mi disse : fammi provare- gli passai la sigaretta. lei provò ma gli venne la tosse. Spensi la sigaretta e l'accarezzai
lei mi abbracciò e mi baciò io l'abbracciai e la baciai. Volevamo tutti e due fare all'amore, essere marito e moglie.
Ci distendemmo sulle balle e... io però avevo sentito dire dai ragazzi più grandi che le ragazze vergini, avevano una
"barriera" che noi maschi si doveva infrangere. e stavo con l'orecchio teso...a un certo punto sentii una resistenza
e mi-dissi ci siamo.udii un rumore -screc- poi più nulla. allora la baciai commosso e accarezzandola la chiesi- ti ho
fatto male?- No non m'hai fatto male - rispose- ma tu m'hai strappato le mutande, ora tu senti la mamma!-.Ci guardammo
negli occhi e cominciammo a ridere, ridere ,ridere....ci prese di nuovo la "ridarella".
E' così scoprii per la prima volta i piaceri e gli scherzi di quella sublime creatura chiamata Vino e di ...Venere.
vig

Re: il primo incontro con ...bacco e con...venere

Inviato: 16 dic 2010, 23:08
da occhi gialli123
intriso di lucido passato il tuo racconto ,bravo saverio......un grande scrittore di cui in questo momento non ricordo il nome ha scritto:raccontare e resistere......contro qualsiasi tipo di oblio.....salute a te ;)

Re: il primo incontro con ...bacco e con...venere

Inviato: 17 dic 2010, 12:37
da Giustino
Caro saverio,

mi è piaciuto molto il tuo breve scritto, sopratutto perchè sento quanto intimamente sei legato a questi ricordi, le sensazioni che ti procura un "buon bicchiere" ci accomunano. Sono contento di avere avuto il piacere di incontrarti e spero ci possiamo conoscere meglio, magari davanti ad una bottiglia di buon vino........

a presto e saluti a tutti Voi.

Giustino