occhi chiusi-aperti
Inviato: 10 nov 2010, 20:08
Mi sono svegliato presto questa mattina. Apro la finestra e l’aria fresca mi pizzica gli occhi,mi struscia con un brivido la pelle,mi mette un formicolio addosso, è il segnale è il “richiamo della foresta”. Devo partire. Detto-fatto . sono in sella alla bici. Attraverso la città, salgo a Canneto , attraverso il rio buti, salgo a Faltugnano, proseguo per Fabio, la strabella si snoda a mezza costa,in basso scrosciano le acque del rio Nosa , al di la il poggio del Maglio. In prossimità di Savignano , presso un antico mulino,attraverso un suggestivo guado ancora selciato. Proseguo su la mulattiera che sale ripida nel bosco. L’aria pungente mi espande i polmoni e riempie di vigore i muscoli che si tendono come corde d’acciaio. Un colpo di pedale e sono a case Lavacchio ormai dirute e ricoperte di edere e rovi. Altro colpo di pedale e passo davanti a case Camposanico sommerse dai rovi ma dove sgorga ancora una preziosa fonte. Altro colpo di pedale e salgo alla foce ai cerri. Il bosco si dirada , il paesaggio si fa più aperto,compaiono ampi spazi prativi,pedalo su prati verdi soffici come velluto e tra rocce bianche erose artisticamente dal vento,giungo a case le Selve, incastonate come pietre preziose nel paesaggio.un fascinoso silenzio mi avvolge, l’orecchio si fa acuto, sento i frulli d’ali degli uccelli ,il canto dei grilli nei prati, il fruscio delle foglie nel vento e i mille altri suoni agresti. Eccomi con un ultimo colpo di pedale sul dorso della Calvana al monte Cantagrilli. Tutte le volte che salgo quassù è sempre come fosse la prima. la Calvana , regno del vento e della bellezza ancora non perduta, che ti da una sensazione di immensità, di grandiosità, di armonia, di perfezione che ti avvolge e penetra nell’anima. Questo crinale infinito, questa vasta prateria che come un mare verdeggiante si perde all’orizzonte tra le nuvole,intervallato da rocce che sembrano bianche astrazioni, da alberelli stilizzati di biancospino che paiono usciti da una stampa giapponese,le greggi di pecore , i cavalli selvaggi,la solennità delle bianche mucche al pascolo. Il cielo, cosi vicino che se alzi la mano ti pare di toccarlo. In basso su i fianchi le valli avvolte nella foschia mattutina dove si intravedono chiesette e borghi e file di eleganti cipressi e campi arati e lucenti ruscelli. E intorno a te , come gigantesca corona, le montagne : il corno alle scale, le alpi Apuane,i monti Pisani,il monte Albano, il Pratomagno, il monte Morello. Tutte le volte che salgo quassù, mi domando sempre, che cosa può essere Dio se non grandezza, immensità, bellezza, perfezione, armonia. Tutto quello che noi umani non potremo mai essere. Riparto, mi getto nella discesa saltando su dossi erbosi, i cavalli bradi mi galoppano accanto, la velocità aumenta il vento mi fischia negli orecchi, mi scompiglia i capelli, i cavalli galoppano criniere al vento, le nuvole mi lambiscono i fianchi….volo!…..
Atterro alla Retaia , appoggio la bici alla grande croce, mi distendo sull’erba. Il cuore mi scoppia nel torace,il sangue mi martella nei polsi e nelle tempie, il respiro affannoso mi strozza la gola ma non m’importa. Meglio finire con uno schianto che con una lagna. Passano i minuti, il respiro si calma, il cuore pulsa lento,il sangue scorre tranquillo i miei occhi son persi nel cielo azzurro. Ecco che arriva il momento magico che mi ripaga della fatica e del sudore. Una sensazione di calma di pace mi penetra , mi sento sasso tra le rocce, ciuffo d'erba accarezzato dal vento, bianca nuvola, verde prateria,rapace che volteggia nell’aria. Mi rialzo la sete di paesaggi , d’azzurro, d’infinito è appagata. Sono inebriato,mi avvicino alla croce , leggo i versi incisi nell’immagine della madonna:” ave Maria, celeste incanto, volgi su Prato lo sguardo santo” Con occhi profani guardo la vasta pianura , visione incantevole, campi ordinati in perfette geometrie,attraversati da fiumi e torrenti che luccicano illuminati dal sole, poderi,ville ,paesi. Felice matrimonio tra uomini e natura. Riparto ,scendo saltando di roccia in roccia come camoscio,passo dalla Casa rossa,scendo ai Centopini, attraverso la città,entro in casa , m’infilo nella vasca da bagno a mollo nell’acqua calda, mi lascio avvolgere dai vapori,sono stanco ma felice. Chiudo gli occhi e… ripenso all’escursione. Ho attraversato un mondo così armonioso e bello che se avessi incontrato s. Francesco declamante il “cantico delle creature” non mi sarei meravigliato. Però c’èra qualcosa che non quadrava. Una “ferita purulenta” da qualche parte. Ad occhi chiusi ripercorro la gita: risento l’aria fresca mattutina,il canto degli uccelli,i profumi del bosco, ripercorro il crinale, sono di nuovo alla croce della retaia. Gli occhi chiusi si spalancano sulla pianura e vedono:
la città Tentacolare
che come cancro maligno invade e soffoca con tentacoli di cemento-asfalto la verde pianura.
La città Spettrale
Con i lugubri, tetri condomini simili a loculi cimiteriali abitati da morti-viventi che tutti i giorni si mettono in fila al mercato delle illusioni.
La Cementopoli
Che tutto ricopre e pietrifica come mortale Medusa.
Amen
Vig
Atterro alla Retaia , appoggio la bici alla grande croce, mi distendo sull’erba. Il cuore mi scoppia nel torace,il sangue mi martella nei polsi e nelle tempie, il respiro affannoso mi strozza la gola ma non m’importa. Meglio finire con uno schianto che con una lagna. Passano i minuti, il respiro si calma, il cuore pulsa lento,il sangue scorre tranquillo i miei occhi son persi nel cielo azzurro. Ecco che arriva il momento magico che mi ripaga della fatica e del sudore. Una sensazione di calma di pace mi penetra , mi sento sasso tra le rocce, ciuffo d'erba accarezzato dal vento, bianca nuvola, verde prateria,rapace che volteggia nell’aria. Mi rialzo la sete di paesaggi , d’azzurro, d’infinito è appagata. Sono inebriato,mi avvicino alla croce , leggo i versi incisi nell’immagine della madonna:” ave Maria, celeste incanto, volgi su Prato lo sguardo santo” Con occhi profani guardo la vasta pianura , visione incantevole, campi ordinati in perfette geometrie,attraversati da fiumi e torrenti che luccicano illuminati dal sole, poderi,ville ,paesi. Felice matrimonio tra uomini e natura. Riparto ,scendo saltando di roccia in roccia come camoscio,passo dalla Casa rossa,scendo ai Centopini, attraverso la città,entro in casa , m’infilo nella vasca da bagno a mollo nell’acqua calda, mi lascio avvolgere dai vapori,sono stanco ma felice. Chiudo gli occhi e… ripenso all’escursione. Ho attraversato un mondo così armonioso e bello che se avessi incontrato s. Francesco declamante il “cantico delle creature” non mi sarei meravigliato. Però c’èra qualcosa che non quadrava. Una “ferita purulenta” da qualche parte. Ad occhi chiusi ripercorro la gita: risento l’aria fresca mattutina,il canto degli uccelli,i profumi del bosco, ripercorro il crinale, sono di nuovo alla croce della retaia. Gli occhi chiusi si spalancano sulla pianura e vedono:
la città Tentacolare
che come cancro maligno invade e soffoca con tentacoli di cemento-asfalto la verde pianura.
La città Spettrale
Con i lugubri, tetri condomini simili a loculi cimiteriali abitati da morti-viventi che tutti i giorni si mettono in fila al mercato delle illusioni.
La Cementopoli
Che tutto ricopre e pietrifica come mortale Medusa.
Amen
Vig