IL PNA stringe la cinghia

Lupo e zootecnia. Una convivenza possibile?
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marcospada
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IL PNA stringe la cinghia

Messaggio da marcospada » 13 gen 2011, 21:08

Riporto la notizia:



Report finale del Progetto: Randagismo Canino e Predazione nel Parco Nazionale d’Abruzzo Lazio e Molise
Notizia del 13/01/2011

Dall’analisi dei dati relativi agli indennizzi concessi dall’Ente Parco agli allevatori negli anni passati, emerge chiaramente un incremento esponenziale delle somme erogate (vedi tabella 1.); tale tendenza non è accompagnata né da un incremento della consistenza numerica dei predatori selvatici (Lupo essenzialmente), né da un aumento dei domestici nella composizione della dieta dei predatori, come risulta dall’analisi degli escrementi del Lupo, dalla quale risulta che i domestici compaiono con percentuali relativamente basse (dati Dip. BAU, 2008).

Danni patrimonio zootecnico:

2004 - 84.852,44
2005 - 134.070,23
2006 - 175.410,14
2007 - 178.992,55
2008 - 287.066,31
Tabella 1. - Indennizzi erogati negli anni passati.

Questo fenomeno a nostro avviso è essenzialmente ascrivibile ai seguenti aspetti:

eccessivo verificarsi di fenomeni di simulazione di predazioni per ottenere l’indennizzo;
cambiamento progressivo nel corso degli anni della modalità di gestione degli allevamenti zootecnici che si è tradotta essenzialmente nella immissione al pascolo di bestiame (bovino ed equino) allo stato brado in periodi delicati della sua vita (parti e svezzamenti), senza nessun tipo di controllo con conseguente aumento del rischio di predazione;
tendenza a prolungare eccessivamente la stagione pascoliva con presenza di bestiame sui pascoli durante l’intero arco dell’anno, accrescendo così il rischio di predazione;
tendenza a considerare, da parte delle Istituzioni, Ente Parco compreso, l’indennizzo dei danni da predatore come un incentivo alla difficile attività zootecnica;
ridotta, se non assente, utilizzazione di misure preventive del fenomeno della predazione.
L’esigenza di acquisire dati più concreti ed organici sulla predazione del bestiame da parte dei carnivori selvatici nel Parco, nonché sull’incidenza dei cani sul fenomeno predatorio e sulla reale possibilità di distinguere le predazioni, è sentita nel Parco da diversi anni; tuttavia, per vari motivi, non è mai stato possibile reperire le risorse economiche adeguate per poter studiare a fondo il fenomeno.

Nel 2009, l’Ente Parco è riuscito a reperire tra i fondi di bilancio un piccolo finanziamento che ha consentito di iniziare lo studio, concentrando maggiormente l’attenzione sull’impatto dei cani randagi sul fenomeno della predazione, ma non trascurando altri aspetti che comunque sono stati indagati preliminarmente.

La presente relazione quindi, vuole innanzitutto rispondere agli obbiettivi ed impegni presi all’atto della sottoscrizione del Progetto sul Randagismo canino e predazione nel PNALM e poi vuole anche analizzare complessivamente il fenomeno della predazione alla luce dei dati emersi nel corso del 2009.

Sintesi della normativa nazionale sugli indennizzi ed evoluzione delle disposizioni del Parco

La fonte normativa che prevede l’indennizzo dei danni causati dalla fauna selvatica è la Legge Quadro sulle Aree Protette (394/91) che, all’art. 15 comma 3, stabilisce: “L'Ente parco è tenuto ad indennizzare i danni provocati dalla fauna selvatica del parco” e al comma 4 definisce: “Il regolamento del parco stabilisce le modalità per la liquidazione e la corresponsione degli indennizzi, da corrispondersi entro novanta giorni dal verificarsi del nocumento”.

E’ evidente che il Parco è tenuto all’indennizzo solo nel suo territorio ma, storicamente, per ottenere informazioni biologiche sulla distribuzione geografica di predatori protetti a rischio di estinzione (soprattutto Orso marsicano e Lupo), l’Ente si è fatto carico di indennizzare i danni da essi provocati anche nella Zona di Protezione Esterna cosi come individuato nell’Ordinanza del Presidente del Parco del 1993 e nelle successive disposizioni relative a tale materia.

Negli anni ’90 e fino al 2002 è stato in vigore un Regolamento molto parziale che consentiva l’indennizzo dei danni provocati da Orso marsicano, Lupo e Lince sia nel Parco che nella Zona di Protezione Esterna. Successivamente l’Ente ha elaborato un Regolamento che comprendeva la materia degli indennizzi dei danni da fauna selvatica in vigore fino al 2009 sebbene mai definitivamente approvato. Per ottemperare comunque all’obbligo di legge relativo ai risarcimenti, sono state emanate quindi delle disposizioni di servizio interne che prevedevano l’indennizzo di tutti i danni provocati dalla fauna selvatica, cani compresi, nel territorio del Parco, e l’indennizzo solo per danni da Lupo, Orso e Lince nella Zona di Protezione Esterna.

Per ciò che riguarda la quantificazione economica dei danni al patrimonio zootecnico e all’Apicoltura si faceva riferimento ad un regolamento estimatorio, elaborato dai Servizi competenti dell’Ente Parco che valutava le varie categorie merceologiche del bestiame e dei prodotti dell’apicoltura, sulla base dei prezzi medi delle Camere di Commercio territorialmente competenti.

Dal 01 maggio 2009, nel PNALM è stato approvato un nuovo Regolamento per l’indennizzo dei danni provocati dalla fauna selvatica al bestiame domestico ed il relativo prezziario; l’unica differenza sostanziale tra il nuovo Regolamento e le precedenti disposizioni è stata l’esclusione dall’indennizzo dei danni provocati da cani. E’ comunque da porre in evidenza che anche il nuovo Regolamento non ha incontrato appieno il favore degli allevatori e, pertanto, sono in corso le procedure per una sua revisione.

Dal luglio del 2009 una disposizione organizzativa dell’Ente, in merito alle procedure per la verifica dei danni arrecati dalla fauna selvatica, disponeva che i sopralluoghi di verifica del danno agli allevamenti dovevano essere effettuati, se riguardavano capi “piccoli”, dagli addetti del Servizio di Sorveglianza che in tale sede, avrebbero dovuto esprimere direttamente il parere; se invece il danno riguardava capi “grossi” i guardiaparco avrebbero dovuto essere assistiti da addetti del Servizio Veterinario del Parco che erano tenuti ad esprimere il parere. Tale disposizione ha creato ulteriori conflitti con gli allevatori che vedevano il veterinario accertatore, che espletava il suo lavoro con più competenza e professionalità, come figura “ostile” nei loro confronti.

Leonardo GENTILE Responsabile Servizio Veterinario
Vincenza DI PIRRO Veterinario incaricato del Progetto
Paolo SANTINI Veterinario incaricato del Progetto
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Re: IL PNA stringe la cinghia

Messaggio da fiore955 » 14 gen 2011, 10:56

..."eccessivo verificarsi di fenomeni di simulazione di predazioni per ottenere l’indennizzo; "...


Siamo il paese padre del motto "Fatta la legge-trovato l'inganno" e famosi nel mondo per questa "arte"..

..."sono state emanate quindi delle disposizioni di servizio interne che prevedevano l’indennizzo di tutti i danni provocati dalla fauna selvatica, cani compresi, nel territorio del Parco, e l’indennizzo solo per danni da Lupo, Orso e Lince nella Zona di Protezione Esterna."...

Contrapposizione a breve distanza fra il MALE.....


..."l’unica differenza sostanziale tra il nuovo Regolamento e le precedenti disposizioni è stata l’esclusione dall’indennizzo dei danni provocati da cani."...


e il BENE...

Ma se quando i fondi sono più consistenti il risultato che segue il loro utilizzo è questo (MALE),speriamo ora che questi, scarseggiando,rendano gli operatori più accorti nella distribuzione delle risorse(BENE).
Mi rendo comunque conto delle difficoltà e degli ostacoli,anche culturali,che si presentano affrontando queste realtà,inutile negarlo;i problemi randagismo e "furbetti del quartierino",anche solo per essere affrontati,non dico sconfitti,necessitano di risorse umane, mezzi,strumenti ed impostazioni mentali di stampo ambientalistico per ora sempre più latitanti.

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Re: IL PNA stringe la cinghia

Messaggio da poggioallorso » 14 gen 2011, 11:32

una motivazione a parer mio alquanto discutibile:

"eccessivo verificarsi di fenomeni di simulazione di predazioni per ottenere l’indennizzo"

l'indennizzo viene dato esclusivamente per i capi sui quali sia dimostrabile la predazione da selvatici. Come si può simulare quindi una predazione? Dovendo uccidere i propri capi, e considerando la difficoltà :? a rappresentare un'aggressione di selvatico, i conti comunque tornerebbero a sfavore degli allevatori, che sopprimerebbero il proprio bestiame per ottenere una cifra che di solito è inferiore al costo effettivo...
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fiore955
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Re: IL PNA stringe la cinghia

Messaggio da fiore955 » 14 gen 2011, 12:38

..."Dal luglio del 2009 una disposizione organizzativa dell’Ente, in merito alle procedure per la verifica dei danni arrecati dalla fauna selvatica, disponeva che i sopralluoghi di verifica del danno agli allevamenti dovevano essere effettuati, se riguardavano capi “piccoli”, dagli addetti del Servizio di Sorveglianza che in tale sede, avrebbero dovuto esprimere direttamente il parere; se invece il danno riguardava capi “grossi” i guardiaparco avrebbero dovuto essere assistiti da addetti del Servizio Veterinario del Parco che erano tenuti ad esprimere il parere."....

Qui Bea si trova in parte la risposta alla tua giusta obiezione:evidentemente questo discrimine fra "grosso e piccolo" a volte può non rappresentare la adeguata competenza per una corretta analisi sulle carcasse,da una parte veterinari con specifiche competenze,dall'altra generici addetti alla Sorveglianza,costoro non sempre,immagino,con le corrette basi "anatomo-patologiche"utili ad una corretta verifica.Viene poi il dubbio che talvolta queste analisi vengano effettuate un po'troppo sommariamente.Comunque di questa tendenza alle "predazioni fai da te"ricordo se ne era già parlato ad alcuni convegni tenuti a Bologna negli ultimi anni.Per quanto riguarda i "conti",in periodi di magra ci si attacca a tutto.

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Re: IL PNA stringe la cinghia

Messaggio da poggioallorso » 14 gen 2011, 13:00

si fiore, hai ragione, ma al di là di chi fa il sopralluogo e da come lo fa, ci vogliono 10 bestie morte e indiscutibilmente azzannate, per riscuotere 10 indennizzi...
insomma, il pastore 10 carcasse le deve avere... qui in toscana, se a me vengono sbranate 2 pecore, per avere l'indennizzo devo portare le pecore, non basta che lo dica...
Per questo dico che i tentativi di sfruttare illegalmente la situazione da parte degli allevatori (che ci sono di sicuro), dovrebbero risultare infruttuosi e non incidere sul bilancio... a meno che non ci siano delle "agevolazioni" da parte di chi fa i controlli, ma spero vivamente di no....

comunque, un un bilancio più che triplicato in 4 anni ha indubbiamente dei .. lati oscuri, molto oscuri.
bea
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Re: IL PNA stringe la cinghia

Messaggio da Duccio » 14 gen 2011, 22:09

marcospada ha scritto: Dal 01 maggio 2009, nel PNALM è stato approvato un nuovo Regolamento per l’indennizzo dei danni provocati dalla fauna selvatica al bestiame domestico ed il relativo prezziario; l’unica differenza sostanziale tra il nuovo Regolamento e le precedenti disposizioni è stata l’esclusione dall’indennizzo dei danni provocati da cani.
Questo a mio parere è inaccettabile sotto il profilo legale, in quanto non esistono metodi certi per il riconoscimento del danno.
I metodi applicati dai veterinari (quelli bravi) sono da utilizzare in chiave statistica o di studio, ma in ambito legale qualunque
perizia svolta dal veterinario potrebbe essere impungnata, se non c'è una prova certa e oggettiva, tipo la genetica, che quasi mai viene applicata in questi casi.
Duccio Berzi, Presidente Canislupus Italia.

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Re: IL PNA stringe la cinghia

Messaggio da fiore955 » 15 gen 2011, 16:30

Potresti allora Duccio spiegarmi una cosa:sull'argomento sono già state fatte svariate discussioni,con pareri non sempre umanimi.Mi pare di potere riassumere così.Intanto,molto dipende dal periodo nella quale la predazione si è svolta,ovvero se sia plausibile la presenza di cuccioli attivi ancora alle prime esperienze,la cui aggressione alla vittima per molti versi porta a riscontrare ferite diffuse e meno "mirate" assimilabili a quelle inferte da cani randagi.Viceversa,se l'aggressione risultasse plausibile come effettuata da individui già maturi,i riscontri sulle carcasse mostrerebbero un tipo di attacco assi più mirato al collo ed alle parti vitali in esso contenute,diventando così ricondicibili,quasi come un marchio di fabbrica,all'opera di lupi adulti e non di cani ò cuccioloni.Mi pare quindi che un esperto veterinario possa avere quindi elementi più che sufficienti per dare la giusta attribuzione alla predazione,fornendo così prove pressochè certe.Questa è una mia personale e modesta interpretazione,che attende solo,con ansia,si essere da te smentita o chiarita.

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Re: IL PNA stringe la cinghia

Messaggio da Duccio » 17 gen 2011, 10:28

Ciao Fiore, scusami il ritardo; provo a rispondere.
Le predazioni sono spesso riconducibili alle due tipologie "tipo": cane e lupo, con le caratteristiche codificate, ma che finora non sono state oggetto di una controverifica. Provo a spiegarmi meglio: qualcuno ha indicato che le predazioni del lupo hanno certe caratteristiche, quelle del cane diverse. Quando si attribuisce la predazione all'uno o all'altro si fa una valutazione di questo tipo, ma nessuno finora è andato a vedere se l'attribuzione di partenza era corretta, ad esempio con una controprova della genetica tramite tampone di saliva. Luigi ora sta lavorando in questo senso con dei risultati molto interessanti che spero ci aiutino a capire se quelle cha abbiamo considerato finora caratteristiche della predazione lupina/canina sono effettivamente tali e quindi categorie afidabili.
Rimane inoltre una casistica di predazioni che hanno caratteristiche intermedie tra le due tipologie, che in alcuni casi sono da attribuire a cuccioli, in altre permangono dei dubbi. Proprio su queste uno studio con la genetica potrebbe dare dei risultati interessanti utili per le successive intrepretazioni.

Caso simile per quanto riguarda le fatte: finora si attribyuivano a lupo fatte di una certa dimensione con un certo contenuto. Molte fatte con caratteristiche diverse erano scartate. Tempo fa mi capitò di riprendere con FT un lpo che marcava; andando a vedere l'escremento sul terreno (la mattina successiva e non c'erano altre marcature) ho troato una piccola fatta che in assenza della prova della FT avrei attribuito a volpe.
E era un lupo adulto!

ciao, d.
Duccio Berzi, Presidente Canislupus Italia.

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Re: IL PNA stringe la cinghia

Messaggio da fiore955 » 17 gen 2011, 11:05

Sempre molto interessanti le tue analisi,grazie.

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Re: IL PNA stringe la cinghia

Messaggio da franco » 17 gen 2011, 12:05

Secondo me il risarcimento dovrebbe venire erogato comunque tranne nei casi in cui sia accertato il danno da parte di cani di proprietà, ad esempio nei casi in cui il pastore ha visto distintamente i cani uccidergli i capi. In questo caso i danni vanno messi in carico al proprietario dei cani. Dicevo che non ci devono essere differenze nel considerare il predatore cane o lupo perchè i "cani vaganti" sono sotto la responsabilità del comune o della provincia. E le amministrazione dovrebbero mettere in pratica le norme per evitare o limitare la presenza di cani vaganti punendo i proprietari distratti. L'anagrafe canina serve proprio a questo.
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