Riapertura caccia al lupo in Svezia

Lupo e zootecnia. Una convivenza possibile?
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manzone gianfranco
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Re: Riapertura caccia al lupo in Svezia

Messaggio da manzone gianfranco » 27 gen 2010, 00:54

affascinante questa prova fatta con il cloruro di litio........ si potesse fare su larga scala ......... magari si salverebbe " capra e cavoli"

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enrico64
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Re: Riapertura caccia al lupo in Svezia

Messaggio da enrico64 » 14 nov 2010, 15:23

Oggi sono di corvé quindi mi inserisco in questa discussione, che è sopita da un pò di tempo.
Una volta ho visto in televisione un documentario sulla gestione della popolazione delle renne nella penisola scandinava ed in particolare in Lapponia , e vi assicuro che se nel mio immaginario mi ero fatto un'idea che quelle regioni fossero popolate da brava gente che si contenta di vivere di quel poco che riesce a sottrarre ad una natura ostile, quell'idea è morta lì; quanto poi allo luogo comune che gli scandinavi siano molto più civili ed ecologisti di altri (tipo noi italiani), io ci ho lavorato un paio di mesi in Svezia ed ho avuto conferma del detto che "tutto il mondo è paese".
Oh è vero che in Svezia le lepri pascolano nei giardini e le cornacchie si comportano come piccioni inurbati, ma ciò che cambia veramente rispetto a noi è la densità della popolazione e ovviamente il clima. In realtà gli svedesi traggono sostentamento dalle renne che gestiscono come preziosa risorsa, e devono tenere strettamente controllata la popolazione di lupi, facendo si di conservarne uno sparuto drappello giusto perchè non si dica che li hanno estirpati, altrimenti questi rischierebbero di trasformarsi in un grave problema.
Riguardo all'abbattere lupi lo troverei molto stupido dalle nostre parti e quindi anche in Francia, perchè da noi il lupo in cima alla catena alimentare costituisce anche una sorta di fulcro che consente di bilanciare, non solo le popolazioni degli animali selvatici di cui si nutre a tutela di tutti gli habitat naturali, ma anche di dimensionare le attività antropiche facendo si che queste non possano assumere dimensioni tali da nuocere agli habitat naturali, pur mantenendo una efficiente funzionalità a vantaggio di produzioni di miglior qualità; chiaramente questo vale per le zone dove ancora esistono gli habitat naturali.
Inoltre come già si apprende anche dal vostro già lungo elenco di lupi morti ammazzati, che verosimilmente non sono la totalità di quelli realmente ammazzati, i lupi soppressi in Italia sono già parecchi, e ci vorrebbe uno sforzo maggiore da parte degli organi preposti per limitare questi misfatti illegali prima di legalizzarne altri.
Ciao, Enrico.

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Duccio
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Re: Riapertura caccia al lupo in Svezia

Messaggio da Duccio » 14 nov 2010, 17:56

Ciao Enrico sono d'accordo con te per quanto riguarda il giudizio sugli scandinavi. La natura la si è mantenuta solo perchè la densità abitativa è enormemente più bassa. Se in Italia vivessero 60 milioni di finlandesi, non ci sarebbero più nemmeno i pali della luce da tagliare...
Ricodo piccoli musei in Finlandia che esponevano i dispositivi che tradizionalmente usavano per controllare i lupi e gli altri "nocivi": una collezione incredibile di tagliole e altri strumenti che il peggior bracconiere italiano non immagina nemmeno.
L'equilibrio tra zootecnia e ambiente naturale in Europa è è raggiunto storicamente in poche aree, prevalentemente delle aree più meridionali, dove oltre al lupo si è mantenuto l'orso, il gatto s., e in alcuni casi anche la lince. In Italia questo esempio ce l'abbiamo evidente nell'Italia centrale, dove per una serie di motivazioni ambientali e socio economiche si sono raggiunti i massimi livelli di capi al pascoli, insieme alle popolazioni più vitali di grandi carnivori.
Oggi però le cose sono cambiate. Per una serie di motivi che probabilmente conosci, la "piccola dimensione" nell'allevamento non è più sostenibile a livello economico, la competitività incalza per cui la gestione attiva del piccolo gregge è una pratica che va a scomparire molto rapidamente. Dalle tue parti pastori di ovini mi sa che ne sono rimasti pochi. Chi lo fa da "pastore" e non da "allevatore" ancora meno e il lupo rischia di diventare l'ultima goccia che fa traboccare il vaso. E' un processo irreversibile, se i pascoli vengono abbandonati, questo tipo di ambiente scompare, con una serie di conseguenze, negative e positive. Con questo non voglio dire che la strada da seguire sia quella del controllo attivo della popolazione lupina; che come indicavi te nalla mail in realtà in Italia esiste di già e è del tutto fuori controllo. Gli esempi di programmi di gestione attiva portati avanti in Europa sono del tutto negativi, i risultati hanno solo un valore demagogico e nessun valore in termini economici. E' necessario seguire altre strade, tra cui anche quella del controllo indiretto.
Nel senso che se lasciamo che la campagna e la montagna diventano allevamenti allo stato brado di ungulati (il cinghiale è il miglior esempio) questo porta una serie di conseguenze, tra cui anche la presenza dei naturali predatori di questi.

ciao, d
Duccio Berzi, Presidente Canislupus Italia.

"Che siete colti ve lo dite da voi. Avete letto tutti gli stessi libri. Non c'è nessuno che vi chieda qualcosa di diverso". D.L.Milani

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enrico64
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Re: Riapertura caccia al lupo in Svezia

Messaggio da enrico64 » 14 nov 2010, 19:56

In effetti il pastore e l'allevatore diventano l'anello debole della catena, e il mancato reddito economico sembra giustificare l'abbandono di queste attività; dico sembra perchè nella realtà rurale, in ogni caso in cui fatti i conti e constatato che non c'è un utile, non si può concludere che non vale la pena andare avanti, ma al contrario si deve fare di tutto per sostenere queste attività, a patto che queste siano dimensionate alle zone sulle quali insistono e più che rispettose dell'ambiente, e responsabili della sua tutela; le aziende agricole non sono attività puramente commerciali e come tali non possono essere gestite, ma devono essere tutelate e assistite affinchè possano continuare a svolgere le loro molteplici funzioni positive anche per la conservazione degli habitat.
Io vivo nel mezzo della zona di produzione di un noto prodotto caseario (che chissà perchè si vuol produrre in gran quantità, e poi esportarlo in tutto il mondo), dove il grosso ha sostituito il piccolo, dove la diffidenza tra la gente è subentrata alla solidarietà e alla cooperazione dei contadini di una volta e dove, guardacaso, il degrado ambientale e anche sociale è ormai evidente a tutti.
Sono quindi convintissimo che le piccole realtà, quelle a misura d'uomo, funzionino sempre meglio delle grandi e in particolare in un territorio come quello italiano, pianure comprese.


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