Intervista a Franco Tassi sulla lince in Italia, Aprile 2010

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pigrofalco
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Intervista a Franco Tassi sulla lince in Italia, Aprile 2010

Messaggio da pigrofalco » 05 mag 2010, 12:20

Un sentito grazie al professor Franco Tassi, entomologo e naturalista di fama internazionale, che con estrema gentilezza ha concesso un'intervista al CSDL circa i punti salienti per i quali si dipana la questione "lince" oggi in Italia:
CSDL_INTERVISTA_IL_PROFESSOR_FRANCO_T_.pdf

D.Professor Tassi, il dibattito di cui Lei è protagonista sulla possibilità dell'esistenza della lince in Appennino centrale, scatena da tempo polemiche e legittime perplessità.Quali prove oggettive e documentabili esistono oggi (orme, fatte, peli, rinvenimenti di carcasse di lince, rinvenimenti di predazioni) della presenza della lince in appennino, oltre agli avvistamenti?

R. Nel periodo di attività del Gruppo Lince presso il Parco Nazionale d’Abruzzo (1993-2002), con il sostegno del Comitato Parchi e del Centro Studi Ecologici Appenninici vennero raccolte le prove più disparate: non soltanto ripetuti avvistamenti, ma anche impronte, fatte, peli, predazioni e registrazioni del tipico richiamo d’amore invernale. Furono inoltre effettuate riprese con sistemi di telerilevamento collocati nei dintorni della Camosciara, ricavando tra l’altro un breve filmato di qualità non eccellente, ma nel quale si potevano distinguere abbastanza bene due esemplari di Lince che procedevano quasi appaiati, con la tipica andatura dei Felini. Presentai queste riprese nel 1995, insieme ad altre molto interessanti di Orso bruno marsicano e Lupo appenninico, al "Seminario sui Grandi Carnivori" organizzato dal WWF e ospitato dal Parco, concludendo la mia presentazione con la frase “(...)You wanted the big carnivores, here they are.” (Volevate i grandi carnivori, eccoli), suscitando molti consensi da parte dei maggiori specialisti europei, e senza che nessuno avesse da muovere obiezioni di sorta …

D.Dove potremmo prendere visione di tali reperti documentali e in che modo potremmo accedervi?

R. Tutto il materiale di cui sopra è rimasto presso l’Ente Parco, che però nel frattempo ha soppresso il Centro Studi Ecologici Appenninici da me creato nel 1972, la cui opera sto ora cercando di proseguire in modo autonomo. Come è ben noto a chi visiti il nostro Sito http://www.comitatoparchi.it l’Ente non mi ha ancora restituito gran parte del materiale scientifico e naturalistico, raccolto durante 33 lunghi anni di lavoro per la natura, nè ha mai risposto chiaramente alle richieste mie e di altri in merito alla Lince. Aggiungo che in merito al materiale scomparso sono state inviate alle competenti Autorità circostanziate denunce, rimaste finora senza seguito.

D.Il Gruppo Lince ha mai condotto studi rigorosi, nel senso di scientificamente accreditabili, sulla presenza della lince in appennino (metodo 'naturalistico', fototrappolaggio o altro)?


R. Il Gruppo Lince aveva condotto ricerche preliminari di ogni tipo (storico, aneddotico, ecologico, etologico, zoogeografico e naturalistico) avviandosi verso adeguate conclusioni biologiche, sistematiche e tassonomiche. E aveva consigliato all’Ente Parco di affidare parte della ricerca ai due migliori specialisti francesi della materia, Luc Chazel e Muriel Da Ros. I primi risultati erano stati molto promettenti: ma poi, nell’anno 2002, l’Ente ha inspiegabilmente revocato l’incarico. Secondo alcune fonti, avrebbe ora affidato la ricerca ad altri gruppi, dai quali tuttavia non sembra siano finora emersi risultati concreti.

D.Lei non ritiene che ad ex piazzare 30 fototrappole secondo i migliori parametri conosciuti in letteratura sarebbe velocemente alla vostra portata e potrebbe fornire ottimi risultati, escludendo o validando ben presto le vostre tesi?

R. Tra le iniziative in programma, figuravano una approfondita indagine genetica e ovviamente anche postazioni con trappole fotografiche, ma ciò presupponeva fondi che non sono mai risultati disponibili, a causa dei continui imprevedibili “tagli” degli stanziamenti. Occorrevano inoltre assidua sorveglianza, dato che altrimenti attrezzature e località segrete sarebbero state seriamente esposte a vandalismo e bracconaggio: risorse come è noto assolutamente indisponibili nel periodo dei più violenti attacchi contro il Parco, sferrati a cavallo tra i due secoli. Certamente collocare molte fototrappole nei punti strategici con l’ausilio di personale competente e riservato, in modo da avere un costante monitoraggio, porterebbe a risultati molto interessanti. Ma la situazione nell’Appennino non è la stessa delle regioni subalpine e mitteleuropee, dove si osservano regolarmente spostamenti, espansioni territoriali e incrementi delle popolazioni del Felino (oltre a ben riusciti “lanci”, come in Svizzera). In quelle zone la Lince si muove agevolmente su vaste foreste, ricche di prede e poco antropizzate. Nell’Appennino invece i piccoli nuclei residuali di Lince meridionale sopravvissuti a secoli di persecuzione, deforestazione e commercio di pelli hanno dovuto forzatamente assumere costumi diversi, molto più elusivi se non addirittura criptici.

D.In che modo potremmo accedere a studi completi così da voi eventualmente condotti?

R.Il Gruppo Lince sta ponendo a disposiziome di tutti gli interessati ogni elemento utile, tratto dal vasto materiale originale raccolto e ancora disponibile: ma non può certo fornire quanto gli è stato sottratto o distrutto. Basti pensare che nelle molte pubblicazioni del Gruppo ogni aspetto della vicenda viene ampiamente trattato, che nel frattempo sono state prodotte varie tesi, con ottimi risultati (tra cui due seguite dal sottoscritto alle Università di Napoli e Firenze), e che recentemente sono state pubblicate interessanti opere di sintesi, ancora da diffondere, che illustrano la situazione (vedasi il Sito citato).


D.Quali studi scientificamente accreditati sono stati condotti da Enti a vario titolo che abbiano potuto escludere la presenza della lince in appennino?

R. Non si conoscono studi intesi ad approfondire il tema della eventuale estinzione della Lince appenninica, ma è noto che se scoprire la sopravvivenza di animali creduti scomparsi è pur sempre possibile, ben più arduo sarebbe invece dimostrare, con assoluta certezza, che un animale non esista più. In ambienti remoti e poco esplorati (si pensi ad esempio alle montagne di Calabria) come decretare assolutisticamente che qualche individuo isolato non possa ancora essere presente?


D.Al convegno del 2008 di S.Sofia (FC) sui FELIDI è stato affermato che la lince non sarebbe specie elusiva, contrariamente a quanto si era sempre pensato.Lei è d'accordo e se no, perchè?

R. L’affermazione che la Lince non sia elusiva fa davvero sorridere, anzi ha suscitato incredulità nelle persone abituate a percorrere con occhio attento gli ambienti naturali. Molti vecchi pastori e cacciatori sapevano bene come riuscisse a sfuggire all’inseguimento dei cani, magari saltando di colpo sul ramo di un albero nel folto della foresta. E chi conosce gli altri casi di Felini “criptici” da me spesso evocati, dal Ghepardo del Teneré al Puma delle paludi americane (noto come “Florida Panther”), non può certo dubitare del fatto che uno di questi “predatori all’agguato” sappia diventare quasi invisibile qualora la legge della “sopravvivenza del più astuto” lo esiga.

D.Ad esempio, per le Alpi Giulie i dati KORA parlano della presenza di circa 15/20 linci.A parte gli studi condotti dall'università di Udine con relativo fototrappolaggio (n°15 foto) di alcuni di questi soggetti, sembra non si disponga di scatti di appassionati, escursionisti, naturalisti, fotografi, che siano riusciti a fotografare l'animale in un incontro fortuito, la cui presenza è certificata in un'area, quella appunto delle Alpi Giulie, probabilmente più antropizzata e certo più ristretta di quella da voi presa in esame e definita come 'Appennino'.Questo forse smentirebbe l'assunto per cui l'animale non sarebbe elusivo e potrebbe dare spiegazione della difficoltà di documentare con immagini colte anche casualmente da appassionati e naturalisti la presenza della lince in appennino, un'area che va grosso modo da Genova a Reggio Calabria e che presenta un'ampia percentuale di territorio realmente poco frequentata.

R. Condivido le osservazioni, aggiungendo che l’assioma per cui la Lince non esiste, o addirittura non è mai esistita in epoca storica nell’Appennino, è frutto evidente di carenza di memoria storica. Si tratta in effetti di una posizione tramandata e poi consolidata da una generazione all’altra di zoologi da laboratorio, abituati a lavorare a tavolino e spesso privi di sufficienti esperienze sul terreno. Al contrario, chi svolga indagini dal vivo non può avere dubbi su quanto grande sia la parte di vita naturale che spesso può sfuggirci. Il Gruppo Lince farà presto conoscere alcuni casi importanti di “contatti ravvicinati” con questi straordinari animali, e sarà difficile non restarne impressionati.

D.Quali sono i numeri di popolazione che voi eventualmente stimate per la lince in appennino?

R.Al momento attuale è difficile stimare l’entità dei piccoli nuclei di Lince appenninica sopravvissuti, i quali ormai grazie all’abbandono della montagna, alla maggior attenzione e percezione verso la fauna selvatica e alla creazione di Aree protette potrebbero anche, in qualche misura, ricongiungersi tra loro: magari seguendo il percorso degli ungulati ormai in costante espansione nella penisola. Ma negli anni Novanta il Gruppo Lince aveva tentato una prima valutazione nel Parco Nazionale d’Abruzzo e zone adiacenti, basandosi su due casi certi di riproduzione e sulle numerose segnalazioni di Guardie e Collaboratori. Ne era scaturita una stima di 10-12 individui, su un territorio complessivo di quasi 200.000 ettari, ricco di foreste e gole, in alcune parti assai poco frequentato.

Conclusione.- Spero che queste mie risposte e considerazioni possano essere utili a chi voglia davvero penetrare i misteri della natura a due passi da noi.Penso che non vi possa essere miglior conclusione di quanto scritto nel 1930 da Louis Lavauden, autore della più completa monografia della Lince del secolo scorso: “Ebbene, questo animale è stato, al contrario, completamente misconosciuto. Esso è rimasto, per così dire, ignorato dalle popolazioni che hanno vissuto a contatto con esso, nè ha lasciato alcuna traccia nel folklore delle nostre provincie montane. La sua scomparsa totale e antica dal nostro territorio è stata affermata con singolare tenacia: e gli zoologi più illustri hanno scritto, sulla lince, delle autentiche "enormità".

Roma-Vienna, Aprile 2010

Franco TASSI
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Re: Intervista a Franco Tassi sulla lince in Italia, Aprile 2010

Messaggio da franco » 05 mag 2010, 15:47

Bellissima intervista, bravi.
Auguriamoci che presto questi dati, filmati etc vengano "liberalizzati" dal parco e pubblicati. Almeno potremmo discutere di QUALCOSA!
Speriamo, sarebbe bello poter annoverare la lince tra le specie apenniniche tutt'ora presenti.
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Re: Intervista a Franco Tassi sulla lince in Italia, Aprile 2010

Messaggio da franco » 05 mag 2010, 17:23

Una cosa non mi è chiara: 200.000 ettari non è un territorio enorme, se non sbaglio parliamo di 20X100 km. Ameno che non si intenda che il territorio totale delle presunte presenza sommato faccia 200.000 ettari, ma un esemplare è a Parma, l'altro a Krotone, l'altro a L'Aquila etc.
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Messaggio da pigrofalco » 05 mag 2010, 17:43

franco ha scritto:Una cosa non mi è chiara: 200.000 ettari non è un territorio enorme, se non sbaglio parliamo di 20X100 km. Ameno che non si intenda che il territorio totale delle presunte presenza sommato faccia 200.000 ettari, ma un esemplare è a Parma, l'altro a Krotone, l'altro a L'Aquila etc.
Ciao Franco, sembra di capire da quanto scrive il Professore

(...)Ma negli anni Novanta il Gruppo Lince aveva tentato una prima valutazione nel Parco Nazionale d’Abruzzo e zone adiacenti, basandosi su due casi certi di riproduzione e sulle numerose segnalazioni di Guardie e Collaboratori. Ne era scaturita una stima di 10-12 individui, su un territorio complessivo di quasi 200.000 ettari, ricco di foreste e gole, in alcune parti assai poco frequentato.

che i 200.000 ettari si riferiscano ad aree relative al Parco Nazionale d'Abruzzo e zone strettamente adiacenti.
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Re: Intervista a Franco Tassi sulla lince in Italia, Aprile 2010

Messaggio da franco » 05 mag 2010, 18:14

beh allora non si parla di un territorio vastissimo e la densità relativa della lince sarebbe significativa.
Almeno così mi pare
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Messaggio da pigrofalco » 05 mag 2010, 18:36

franco ha scritto:beh allora non si parla di un territorio vastissimo e la densità relativa della lince sarebbe significativa.
Almeno così mi pare
Franco
Sì infatti, sarebbe una densità tutt'altro che insignificante.
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Re: Intervista a Franco Tassi sulla lince in Italia, Aprile 2010

Messaggio da Duccio » 06 mag 2010, 22:40

Mi complimento con Alessio per l'iniziativa.

Nell'articolo "Recent situation of the old world wildcat, and european lynx in the Appennines", di B.Ragni e E.Petruzzi, pubblicato su "Atti del convegno Biologia e conservazione dei felidi in Italia, PNFC S.Sofia 2008", sono stati confrontati i dati raccolti durante studi di campagna da una serie di gruppi di lavoro (Boitani, Allavena, Boscagli, Lovari, Pandolfi, Perco, Ragni, Zunino) operanti su vari progetti di ricerca e monitoraggio tra il 1970 ed il 1991 nella zona compresa tra Marche, Umbria, Lazio, Molise, Abruzzo, per un totale di circa 15.000 ore di rilievo in campagna e circa 50.000 km di transetti percorsi a piedi o in auto.
In tutto sono stati rilevati segni di presenza di orso (>2030), lupo (>1570), gatto selvatico (>210), LINCE (0).
La lince è forse una specie elusiva? Sembra di no. I dati sono stati confrontati con quelli ottenuti durante altri studi condotti sul tarvisiano tra il 1986 ed il 1991, in cui sono stati raccolte 604 osservazioni di segni di presenza di lince. In quest'area l'osservabilità della lince rispetto ad altri carnivori come il tasso e la volpe, è 50 volte superiore a quella attesa in base alla densità relativa.
Gli autori concludono che secondo loro sebbene in Appennino esistano condizioni ambientali favorevoli alla specie, al momento sono da scartare tutte le seguenti ipotesi: 1) esiste una popolazione 2) esiste una popolazione autoctona 3) esiste una sottospecie appenninica 4) esiste la possibilità che una popolazione sfugga allo studio scientifico, mentre è valida la ipotesi 5) esiste la possibilità di formazione di una popolazione.

Purtroppo non credo che esista una versione pdf del documento. Se qualcuno è interessato (la mia sintesi è sicuramente deprimente) mando una scansione.

ciao, d.
Duccio Berzi, Presidente Canislupus Italia.

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Re: Intervista a Franco Tassi sulla lince in Italia, Aprile 2010

Messaggio da franco » 06 mag 2010, 23:16

Interessato!!
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Re: Intervista a Franco Tassi sulla lince in Italia, Aprile 2010

Messaggio da pigrofalco » 07 mag 2010, 10:30

Duccio ha scritto: Nell'articolo "Recent situation of the old world wildcat, and european lynx in the Appennines", di B.Ragni e E.Petruzzi, pubblicato su "Atti del convegno Biologia e conservazione dei felidi in Italia, PNFC S.Sofia 2008",[...]
Purtroppo non credo che esista una versione pdf del documento. Se qualcuno è interessato (la mia sintesi è sicuramente deprimente) mando una scansione.
ciao, d.
Qui
direttamente acquistabili gli atti del convegno 2008 di S.Sofia sui Felidi, redatti in "Collana Atti del Parco".Duccio se mi mandi la scansione la salviamo in pdf e la pubblichiamo tra gli articoli scientifici.
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Re: Intervista a Franco Tassi sulla lince in Italia, Aprile 2010

Messaggio da Duccio » 10 mag 2010, 11:35

Ecco l'articolo.
Interessante l'ultima tabella con le segnalazioni di lince in Appennino, che riguardano anche la prov di Pistoia e Lucca.

ciao e buona lettura, d.
lince e gatto selvatico.pdf
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