FAQ sull'Orso Marsicano.

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marcospada
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FAQ sull'Orso Marsicano.

Messaggio da marcospada » 27 mar 2015, 14:30

Una interessante FAQ sull'Orso marsicano sul sito del PNALM:

http://www.parcoabruzzo.it/pagina.php?id=356

FAQ sull'orso
l’Orso sull'Appennino

17 domande per capire, 17 risposte per imparare a conoscere l'orso bruno marsicano (Ursus arctos marsicanus) e a convivere con lui
A cura dell'Associazione Teriologica Italiana (ATIt)

Testi di: Elisabetta Tosoni (Università Sapienza, Roma), Roberta Latini (Parco Nazionale d'Abruzzo, Lazio e Molise); con la collaborazione dell'Ufficio Comunicazione ATIt (in particolare Filippo Zibordi, Luciana Carotenuto e Daniela Damico) e del GLAMM (Group for large mammal conservation and management - Gruppo per la conservazione e gestione dei grandi mammiferi).

Qual è l'attuale situazione dell'orso in Appennino?
L'orso bruno marsicano (Ursus arctos marsicanus, Altobello 1921), sottospecie di orso bruno che vive solo nell'Appennino centrale, è ad oggi presente con una popolazione estremamente ridotta da un punto di vista numerico, distribuita quasi esclusivamente all'interno del territorio del Parco Nazionale d'Abruzzo, Lazio e Molise (PNALM) e nelle aree appenniniche limitrofe. All'interno del PNALM si stima una popolazione di circa 50 individui. Gli studi condotti negli ultimi 8 anni rivelano che ogni anno si riproducono in media 3-4 femmine e, considerando le dimensioni della popolazione, non potremmo aspettarci valori maggiori. Dall'altra parte, questo livello di produttività non vuol dire necessariamente che la popolazione sia fuori pericolo, considerando che nell'orso la mortalità nei cuccioli al primo e al secondo anno di vita è particolarmente elevata. Infatti, nonostante negli ultimi 8 anni siano nati più di 60 cuccioli, non ci sono evidenze di crescita per questa popolazione. Dagli anni '70 ad oggi, ogni anno almeno 2-3 orsi sono rinvenuti morti, la maggior parte per cause antropiche (vedi domanda 4) valore troppo elevato per permettere una ripresa demografica della popolazione.
La popolazione di orsi appenninici può considerarsi stabile, in aumento o in via d'estinzione?
In base alle stime più recenti, prodotte tra il 2008 e il 2014, la popolazione appare numericamente stabile nelle sue porzioni centrali dell'areale.
Tuttavia, il limitato numero di femmine adulte in età riproduttiva e gli attuali livelli di mortalità a carico di questa categoria (più di 1 femmina adulta l'anno tra il 2011 e il 2014)non consentono di sperare in una ripresa numerica della popolazione, e lasciano inalterati i rischi di natura demografica e genetica a cui sono esposte le popolazioni composte da pochi individui.
Ci sono evidenze di espansione in altre aree? Perché il processo è cosi lento?
Negli ultimi anni è stato raccolto un numero crescente di segnalazioni di orsi, per lo più maschi, anche al di fuori dell'area centrale di presenza della specie.
I fattori che rendono questo processo apparentemente cosi lento sono in primis le ridotte capacità di dispersione (ovvero di allontanamento dalle aree in cui sono nati) degli orsi e soprattutto delle femmine che tendono ad essere molto legate al proprio territorio e a quello materno (filopatria).
I ripetuti casi di mortalità per cause antropiche riportati negli anni al di fuori del PNALM e nelle aree immediatamente confinanti, identificano tale aspetto come uno tra i fattori che maggiormente potrebbero limitare l'espansione di questa popolazione.
Quali sono le principali cause di mortalità dell'orso?
Dal 1970 al 2014 sono state rinvenute 117 carcasse di orso in tutta l'area centro-appenninica con una media di 2,6 orsi/anno. Se si analizzano in dettaglio le cause di mortalità note nel periodo compreso tra il 2000 e il 2014 (29 carcasse su 39 complessive), il 72,4% (n=21) è riconducibile a casi di bracconaggio o a cause accidentali collegate all'uomo.
In particolare si riportano
13 casi di avvelenamento o uccisione con arma da fuoco (44,8%); 5 casi per cause sanitarie (17,3%);
3 casi di incidenti stradali (10,3%).
A queste va inoltre aggiunto il 27,6% (n=8) di morte per cause naturali tra cui l'infanticidio o la predazione intraspecifica. È da considerare, tuttavia, che in molti casi il rinvenimento di pochi resti non consente di determinare le cause della morte. È anche importante sottolineare come tali valori debbano essere considerati come sottostime, in quanto basati sui soli orsi morti che sono stati effettivamente trovati – ad esempio, 5 dei 9 orsi morti tra il 2007 e 2009 sono stati recuperati grazie al radiocollare.
Ancora oggi la mortalità dovuta ad attività antropiche illegali rimane diffusa e gli sforzi di contrasto a tale minaccia messi in campo nei passati decenni si sono dimostrati sostanzialmente inefficaci. La mortalità indotta dall'uomo rappresenta indubbiamente la principale minaccia alla sopravvivenza dell'orso marsicano, considerando anche la ridotta consistenza e variabilità genetica della popolazione.
Qual è la conseguenza della rimozione di una femmina riproduttiva sul futuro della popolazione di orso?
Gli orsi si riproducono con ridotta frequenza, a causa del notevole investimento parentale: le femmine partoriscono la prima volta non prima di 4-8 anni di età, le cucciolate in media non hanno quasi mai più di 2-3 cuccioli e l'intervallo tra parti successivi è compreso fra 3 e 5 anni. In questo contesto, ipotizzando per le femmine alti tassi di sopravvivenza, è possibile che 3-4 cucciolate siano prodotte da una femmina nella sua intera vita (circa 6-8 cuccioli, se sopravvivessero tutti). Pertanto, nell'arco di tempo in cui un cucciolo di femmina raggiunge la maturità sessuale e inizia a riprodursi (circa 4 - 8 anni), una femmina adulta potrebbe avere già prodotto 2 cucciolate e quindi almeno 4 cuccioli. Quindi ogni volta che si perde una femmina non si perde soltanto un orso, ma più di una generazione di orsi.
Data una popolazione così piccola, si è pensato alla possibilità di effettuare immissioni di soggetti provenienti da altre aree geografiche, come in Trentino?
La piccola popolazione di orso bruno marsicano, oggi presente solo nell'Appennino centrale, è stata caratterizzata negli ultimi 400 – 600 anni da un considerevole restringimento del proprio areale e da un prolungato periodo di isolamento che ne ha determinato una significativa differenziazione genetica, morfologica e comportamentale dalle popolazioni di orso dell'arco alpino e del resto d'Europa.
Pertanto, ad oggi, l'orso marsicano viene considerato una unità evolutiva a sé stante con caratteristiche unicità da conservare come tali. Cosa vuole dire in pratica? Inserire nuovi orsi nella popolazione derivanti da altre aree geografiche comporterebbe una perdita di queste unicità evolutive.
Nell'area del PNALM ci sono abbastanza risorse alimentari per sostenere la popolazione di orso marsicano?
Ad oggi non esistono studi che quantificano quanti orsi possano potenzialmente essere presenti in relazione alle attuali risorse alimentari disponibili nel Parco, ma evidenze indirette suggeriscono che l'area del Parco costituisca un ambiente con una buona disponibilità di cibo per l'orso.
La presenza costante nella dieta degli orsi di risorse altamente energetiche in tutte le stagioni e la varietà alimentare osservata (più di 27 specie tra frutti e piante erbacee; più di 22 specie animali, che includono per lo più insetti e mammiferi), sia su base stagionale che annuale, sembrerebbero consentire agli orsi di assimilare efficacemente in tutto l'anno proteine, zuccheri e grassi e accumulare biomassa e grasso necessari per sopravvivere e riprodursi.
Ciò risulta ulteriormente confermato dalle condizioni fisiche degli animali catturati a scopo di studio e dai loro profili metabolici, dalla frequenza di riproduzione e dal grado di sovrapposizione osservato fra le aree utilizzate dai medesimi.
Gli orsi, come confermato anche in studi precedenti, si alimentano prevalentemente con risorse di origine naturale (bacche, frutti, insetti ecc...) e, sebbene si caratterizzino per una elevata flessibilità nello spettro alimentare, alcune risorse hanno un ruolo chiave in termini energetici, soprattutto nel periodo tardo estivo-autunnale prima dell'entrata in tana: ramno (Rhamnus alpinus), faggiole (i frutti del faggio) e frutti di grosse dimensioni (per esempio mele e pere selvatiche e domestiche).
Questi risultati suggeriscono l'importanza di investire in attività di monitoraggio e di riqualificazione delle fonti alimentari già esistenti, per esempio mediante interventi di gestione forestale che mantengano una elevata produttività di ghiande, faggiole e ramno, o mediante il recupero, con potature mirate, di meli, peri e sorbi domestici abbandonati; tutto ciò al fine di consentire il mantenimento di questa varietà di risorse alimentari.
Esiste una relazione fra produttività delle femmine e disponibilità di cibo e quali sono le implicazioni gestionali?
Nelle femmine di orso, la possibilità di accedere nel periodo tardo estivo ed autunnale a risorse altamente energetiche (ricche di proteine, minerali e grassi), e quindi di essere in un buono stato nutrizionale, è garanzia di riproduzione; ovvero consente alla femmine di avere energie sufficienti per lo sviluppo del feto l'allevamento e l'allattamento dei piccoli nelle prime settimane di vita (i piccoli nascono in tana e nei primi mesi di vita sono totalmente dipendenti dalla madre).
Anche nella popolazione di orso marsicano è stata osservata una relazione fra la produttività delle femmine (intesa come numero di femmine che si riproducono e come numero di cuccioli nati) e la produzione annuale di ghianda e faggiola.
Tuttavia i buoni livelli di riproduzione osservati suggeriscono che la possibilità di accedere ad una alta varietà di altre risorse alimentari (frutta, carne ecc..) consenta alle femmine di raggiungere la condizione fisica idonea per riprodursi ogni anno.
Perché gli orsi si avvicinano ai paesi? Si può evitare?
La "scelta" di un orso di avvicinarsi a zone antropizzate dipende da numerosi fattori, ma può considerarsi più naturale di quello che comunemente si pensa.
Gli orsi possono essere attratti dalla possibilità di accedere a risorse "facili" e molto nutrienti (es. mangime, arnie, bestiame), fenomeno che può amplificarsi in stagioni o anni di scarsa disponibilità di cibi naturali e che è causa di conflitto con l'uomo.
Dall'altra parte, anche le dinamiche sociali possono influire sulla predisposizione dei singoli individui ad avvicinarsi ad aree urbanizzate: ad esempio, le femmine con piccoli dell'anno, cosi come i giovani orsi, possono trovare nelle aree limitrofe ai paesi dei rifugi momentanei o permanenti per ridurre il rischio di aggressione da parte di maschi adulti.
L'infanticidio e/o casi di predazione intra-specifca sono stati documentati in diverse popolazioni di orsi in contesto europeo e nordamericano. Inoltre dobbiamo considerare che in Appennino una femmina, per trovare risorse (es. cibo, aree di riposo) sufficienti per vivere, ha bisogno di muoversi in una area ampia fino a 140 km2 ed i maschi fino a 300 km2; ne consegue che un paese può ricadere facilmente nel territorio di un orso.
L'Appennino è, inoltre, un ambiente modificato dall'uomo ed è facile trovare in aree "naturali" fonti di cibo legate all'uomo, per esempio frutteti abbandonati, cosi come è facile trovare fonti naturali di cibo, come ghiande, vicino ai paesi; pertanto non necessariamente un orso che frequenta zone antropizzate dipende da cibi associati all'uomo.
Cosa è importante evitare?
E' importante evitare che questo comportamento non diventi un'abitudine tale per cui gli orsi possano perdere del tutto la diffidenza nei confronti dell'uomo ed entrare continuamente nei centri abitati ad alimentarsi.
Per questo si parla di "sanitizzare" i centri abitati, che vuol dire semplicemente evitare che quando un orso attraversa un paese possa ottenere un facile "premio" e quindi tornarci per ottenerlo quando e come vuole.
Come è possibile?
Ad esempio proteggendo cassonetti dei rifiuti, orti e pollai per impedirne del tutto l'accesso all'orso.
Cos'è un orso confidente e cos'è un orso problematico?
Spesso le espressioni "orso problematico" e "orso confidente" sono indistintamente usate per indicare quegli animali che provocano danni o sono protagonisti di interazioni uomo-orso con una frequenza tale da creare problemi economici e/o sociali al punto da richiedere un immediato intervento gestionale risolutivo. In realtà le definizioni maturate dall'esperienza del progetto Life ARCTOS nel PNALM sono:
orso problematico: orso che provoca danni o è protagonista di interazioni uomo-orso con una frequenza tale da creare problemi economici e/o sociali al punto da richiedere un immediato intervento gestionale risolutivo;
orso confidente: orso che non mostra evidenti reazioni in presenza dell'uomo come conseguenza di una ripetuta esposizione a stimoli di natura antropica senza conseguenze negative per l'orso stesso. Un orso può essere confidente ma non necessariamente problematico, e viceversa, ma è comunque bene prevenire il comportamento degli orsi confidenti onde evitare che possa maturare in atteggiamenti problematici.
Quanti e quali danni fa l'orso?
Nel PNALM, l'entità dei danni arrecati al patrimonio zootecnico e all'agricoltura da parte dell'orso bruno marsicano è, nel complesso, assai contenuta rispetto, ad esempio, al 60% dei danni complessivamente attribuiti al lupo (e che spesso includono anche quelli causati dai cani).
All'interno del territorio del PNALM e della sua Zona di Protezione Esterna, si registrano annualmente da un minimo di 119 ad un massimo di 245 sopralluoghi per danni da fauna imputabili all'orso.
Nel 66% dei casi, i danni da orso riguardano il patrimonio zootecnico ed eventuali danni alle strutture e il 34% alle colture. Molti dei danni registrati (circa il 29%) sono riconducibili ai pochi casi di orsi problematici che utilizzano fonti alimentari di facile accesso (galline, coltivi e arnie) e molto "remunerative", cioè che offrono cibo in abbondanza.
Tuttavia negli ultimi anni il conflitto tra orso e uomo si è esasperato non solo come conseguenza dei danni economici, ma anche per la percezione di pericolosità che scaturisce dalla presenza degli orsi nei centri abitati.
Va precisato che i danni vengono regolarmente indennizzati da un punto di vista economico ed in molti casi si è intervenuti con dispositivi di sicurezza (per esempio ricoveri notturni o recinzioni elettrificate), il cui uso corretto, riesce a ridurre i danni anche del 100%. Impedire l'accesso a cibi associati all'uomo è fondamentale per ridurre o eliminare gli atteggiamenti di confidenza da parte dell'orso nei confronti dell'uomo e quindi l'insorgenza di nuovi orsi potenzialmente problematici.
L'orso è pericoloso?
Ad oggi nessun caso di aggressione è riportato per l'orso marsicano. Incontri ravvicinati sono stati più volte documentati, ma in nessun caso sono state raccolte evidenze o atteggiamenti di aggressione.
Gli atteggiamenti più comunemente riportati sono stati la fuga o la curiosità (l'orso si è alzato in piedi guardando in direzione della persona).
Rimane tuttavia da considerare che l'orso è un animale selvatico e che certe situazioni possono essere più pericolose di altre perché stimolano l'istinto di difesa degli animali, come lo sarebbero anche per gli esseri umani: la presenza di cuccioli nel caso delle femmine di orso, un animale ferito, un orso disturbato in tana o un orso a cui vengono chiuse le vie di fuga.
Cosa rende l'orso più vulnerabile di altre specie?
L'orso è definito una specie poco resiliente, ovvero che difficilmente riesce ad adattarsi ai cambiamenti, specialmente se causati dall'uomo, che interessano il proprio ambiente.
Sebbene l'orso sia un onnivoro, è però vincolato dalla necessità di potersi alimentare con risorse che siano molto abbondanti e di alta qualità (elevato contenuto nutrizionale ed energetico).
Oltre a ciò, le femmine si riproducono poche volte nell'arco della loro vita e non sono in grado di compensare con le nascite eccessivi livelli di mortalità.
Infine, gli orsi hanno bisogno di ampi territori (fino a 300 km2 nel caso di maschi adulti nel Parco Nazionale d'Abruzzo, Lazio e Molise) e si allontano con difficoltà dalle aree comunemente frequentate una volta individuate zone sicure dove rifugiarsi, allevare la prole e trovare grandi quantità di cibo.
Che cosa disturba l'orso e quando è più vulnerabile?
Come può reagire un orso alla presenza dell'uomo o alle attività ad esso associate (infrastrutture e fruizione del territorio da parte di diverse categorie di interesse)?
Come una preda reagisce ad un potenziale predatore: fugge, incrementa lo stato di allerta, modifica i propri spostamenti e le proprie abitudini.
Tutte queste reazioni, da quelle più o meno manifeste, possono essere associate a cambiamenti significativi delle condizioni fisiologiche e nutrizionali degli individui, dovuti a condizioni croniche di stress o perché viene ridotta l'efficienza con cui gli orsi si alimentano (es. minor tempo per alimentarsi, perdita di zone di alimentazione).
In contesti antropizzati gli orsi possono avere poche "scelte" e poche, se non nulle, sono le possibilità di adattarsi a crescenti livelli di pressione umana.
Ad esempio, è altamente probabile che un orso che abbandona una zona perché disturbata, incontrerà una zona anch'essa disturbata.
I periodi maggiormente vulnerabili sono i mesi tra agosto e novembre, durante i quali l'orso dedica la quasi totalità del tempo all'alimentazione per accumulare risorse energetiche (grassi) per l'inverno, e il periodo dello svernamento (novembre-aprile).
Disturbare un orso in tana, in particolare una femmina con piccoli, può comportare non solo l'abbandono della tana, ma anche quello dei neonati da parte della madre.
Diverse attività umane entrano potenzialmente in conflitto con le aree di alimentazione autunnale e quelle di svernamento (es. caccia, addestramento cani, tagli forestali, raccolta tartufi, escursionismo), attività che dovrebbero essere regolamentate in forme e modalità compatibili con le zone ed i periodi di presenza dell'orso ma che attualmente lo sono solo in minima parte.
Quale potrebbe essere la futura strategia per la conservazione dell'orso marsicano?
Dato lo stato critico in cui si trova la popolazione, la sua conservazione deve passare attraverso l'individuazione di soluzioni politiche, creative, coraggiose e tempestive, praticabili solo in presenza di un efficace coordinamento territoriale e politico.
Tutto ciò dovrebbe essere mirato a:
ridurre le attuali cause di mortalità di origine antropica;
ridurre e/o controllare i fattori di disturbo su questa popolazione;
ridurre i livelli di conflitto con l'uomo e le sue attività. Affinché una popolazione possa mantenersi stabile o accrescersi ed espandersi, è necessario che il numero di individui che vengono reclutati nella popolazione compensi o sia superiore al numero di individui che muoiono.
Data la dimensione ridotta di questa popolazione, i rischi, allo stato attuale, sono elevatissimi e pertanto la prima opzione da un punto di vista gestionale è la riduzione significativa gli attuali livelli di mortalità di origine antropica (ad esempio attraverso la riduzione del bracconaggio o il controllo sanitario della fauna e degli animali al pascolo), potenzialmente in grado di incidere in modo determinante sulla demografia della popolazione e quindi sulle sue capacità di persistenza.
Considerando che il conflitto con l'uomo è una delle principali cause di mortalità per l'orso, tali attività non possono prescindere dalla realizzazione di una campagna nazionale e locale di comunicazione, sensibilizzazione e corretta informazione che incrementi il livello di sensibilità e tolleranza per questa specie; è necessario dunque incoraggiare la crescita di una cultura locale dell'orso attraverso la partecipazione attività delle comunità locali nella soluzione dei conflitti.
Perché il futuro dell'orso è una partita che si gioca fuori dai confini del Parco?
L'orso è una specie che per la sua sopravvivenza ha bisogno di territori molto ampi. Diversi sono gli indizi che fanno ipotizzare che la popolazione del PNALM possa essere prossima alla capacità portante (ovvero il numero massimo di orsi che il parco può sostentare): l'ampia sovrapposizione dei territori dei maschi e delle femmine con aree a regime di protezione minore, l'elevato grado di sovrapposizione osservato fra gli orsi e le elevate densità osservate (3.5 orsi/100 km2).
Risulta pertanto fondamentale, ai fini della conservazione della popolazione, favorire la sua espansione e il conseguente insediamento stabile al di fuori del Parco.
Ciò potrà realizzarsi prima di tutto attraverso il mantenimento della funzionalità dei corridoi naturali verso altre aree idonee e la sostanziale rimozione delle fonti di disturbo e dei fattori di mortalità di natura antropica.
Come posso informarmi sull'orso?
Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, Piano d'azione nazionale per la tutela dell'orso marsicano (PATOM)
Il sito ufficiale del Progetto LIFE Arctos
Il sito ufficiale del Parco Nazionale d'Abruzzo, Lazio e Molise
Il sito ufficiale Salviamo l'orso
Il sito ufficiale della Rete di Monitoraggio dell'Orso bruno marsicano della Regione Lazio
Sito dell'ATIt (Associazione Teriologica Italiana) Comunicati Stampa e documenti


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Messaggio da Giovanni Todaro » 27 mar 2015, 18:30

Speriamo che gli orsi sloveni non sappiano leggere, altrimenti potrebbero "sedersi sugli allori" e non riprodursi più all'attuale ritmo. Dico, la Slovenia (con circa 700 orsi bruni, in aumento) è meno del doppio dell'Abruzzo (50-60 orsi). Qui o cambiamo i nostri responsabili oppure cambiamo i nostri orsi (nel senso che ne introduciamo da là), specie a se stante o no. Forse il marsicano, semplicemente, non ha più i "numeri" (la vitalità) per andare avanti, nonostante i boschi italiani siano ben più vasti di quelli sloveni. Possibile che in tutti questi anni (anche con incidenti e bracconaggio, esistenti pure in Slovenia) sia rimasto sempre al lumicino?

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Re: FAQ sull'Orso Marsicano.

Messaggio da Stefano P » 29 mar 2015, 22:16

Giovanni Todaro ha scritto:...Dico, la Slovenia (con circa 700 orsi bruni, in aumento)...
Il censimento genetico condotto in Slovenia nel 2007 ha rilevato ca. 400 orsi. Naturalmente può essere una sottostima, ma... Dove hai trovato il numero di 700 orsi, in aumento?
Giovanni Todaro ha scritto:...nonostante i boschi italiani siano ben più vasti di quelli sloveni. Possibile che in tutti questi anni (anche con incidenti e bracconaggio, esistenti pure in Slovenia) sia rimasto sempre al lumicino?
Riguardo all'estensione delle foreste in Slovenia meridionale: ti assicuro che sono veramente estese. Sono un tutt'uno con le foreste croate, così come la popolazione di orsi. Questa popolazione è stimata in circa 3000 orsi e distribuita in 9 stati (dalla Slovenia alla Grecia!) nelle catene montuose delle Alpi Dinariche e del Pindo. Per questo motivo la situazione della Slovenia, che ha un afflusso costante di orsi dalla Croazia, non può essere assolutamente paragonata con quella dell'Appennino centrale, che ospita una popolazione isolata geograficamente.
Stefano, Consigliere Canislupus Italia.

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Messaggio da Giovanni Todaro » 29 mar 2015, 23:18

"gli individui presenti in aree trans-regionali (Veneto-Friuli) rappresentano la parte più periferica ed occidentale della popolazione slovena, che conta una presenza media minima nell'intero territorio del Friuli Venezia Giulia stimabile in circa ai 15-20 individui rispetto ai 600-700 stimati per l'intero territorio Sloveno ecc." - Università degli Studi di Udine http://web.uniud.it/ricerca/strutture/d ... /orso_fvg/

La Slovenia meridionale - che ricordo ha un territorio (tutta la Slovenia) neppure doppio di quello dell'Abruzzo - avrà pure grandi boschi, ma sono ben poca cosa rispetto a quelli ben più immensi italiani (con catene di montagne ricche di habitat ideali). Il fatto è che a me pare - spannometricamente - che gli orsi dell'est abbiano non una ma una decina di marce in più.

Credo che il tuo dato sia vecchio. Qui una fonte (ma del 2009) sull'aumento dell'orso in Slovenia "La popolazione slovena di orsi, stimata in 450-550 individui, è attualmente gestita mediante una zonizzazione in cui vengono individuate “core area”, corridoi ed aree cuscinetto. Attualmente, la popolazione slovena è tra le più vitali d’Europa, con un incremento annuo stimato intorno agli 80-120 individui". http://www.rivistadiagraria.org/riviste ... &cat_id=94

Qui una recente e interessante fonte sull'orso in Croazia e sul perché del suo aumento: http://www.balcanicaucaso.org/aree/Croa ... opa-154016 In pratica dice che è aumentato proprio perché è cacciabile. Essendo particolarmente interessante lo incollo tutto.


Croazia: gli orsi, la caccia, l'Europa

ita


Nataša Stuper
3 luglio 2014


Croazia: gli orsi, la caccia, l'Europa

Foto su gentile concessione di Đuro Huber


Sono mille e stanno bene. Basta che la caccia continui. A minacciare gli orsi in Croazia sono piuttosto i parchi eolici. L’esperto Đuro Huber ci spiega perché


Si muovono prevalentemente di notte, sono solitari, forti e curiosi. Onnivori come noi esseri umani, gli orsi bruni esercitano una forte influenza sugli ecosistemi. Nonostante ciò, spesso vengono perseguitati dagli uomini. Forse perché la loro imponenza viene associata a un possibile rischio per il bestiame o l'agricoltura, o forse perché questi enormi mammiferi terrestri sono stati rappresentati spesso, nella maggior parte delle opere cinematografiche, quali protagonisti di attacchi agli esseri umani, con uccisioni e scene terribili.

Ma questa percezione è fondata su semplici pregiudizi, anche perché gli orsi quasi mai sviluppano comportamenti aggressivi e i casi di attacco all'uomo sono molto limitati. Di norma, a patto che non sia una madre con i cuccioli o che si senta davvero minacciato e messo alle strette, di fronte all'uomo l'orso preferisce nascondersi o darsi alla fuga.

Purtroppo, in passato gli orsi erano visti come animali da allontanare, da abbattere a colpi di arma da fuoco, da sorprendere con trappole o veleni. E questo atteggiamento, nei secoli, è prevalso in tutti i continenti, provocando danni seri e spesso irreparabili alla popolazione plantigrada. Un caso emblematico è quello dell'orso grizzly (Ursus arctos horribilis), una delle sottospecie dell'orso bruno (sul grande schermo presentato quale il più cattivo e pericoloso tra tutti gli orsi), è oggi scomparso da molte zone dell'America settentrionale nelle quali è stato sterminato. In passato minacciato in tutti gli Stati Uniti, nel 1939 l'orso bruno (Ursus arctos) è stato fortunatamente dichiarato specie protetta a livello internazionale. Grazie a questo provvedimento l'orso è riapparso in varie zone del mondo, disperdendosi in numerosi boschi; molti sono stati reintrodotti dall'uomo laddove erano scomparsi, per far sì che in determinate zone non siano soltanto di passaggio.

Uno dei paesi europei in cui l’orso bruno è maggiormente presente e protetto è la Croazia. Vive sui pendii del Velebit, i boschi della Lika e in particolare nell’area montana del Gorski Kotar, il territorio compreso tra Fiume (a ovest) e Karlovac (a est). Ma quanti sono gli orsi in Croazia? “Le stime dimostrano che una parte della popolazione di orsi delle catene montuose delle Dinaridi e del Pindo (che si allungano dalla Slovenia alla Grecia, e ricoprono un totale di 9 paesi) vive in Croazia ed è composta da circa 1.000 individui”, ci ha spiegato Đuro Huber del Dipartimento di Biologia della Facoltà di Veterinaria di Zagabria e considerato uno dei maggiori esperti di orsi a livello mondiale. “Gli orsi in Croazia sono diffusi in un territorio di 9.250 km2, in un'area complessiva di 11.800 km2. E la popolazione con più individui si trova proprio negli areali del Gorski Kotar. Secondo le nostre stime dovrebbero esserci 10-15 individui per 100 km2. Ad ogni modo reputiamo che negli ultimi anni c'è stato un lieve aumento del numero di orsi bruni”, ha proseguito Huber con tanto di dati alla mano: “Si ritiene che attorno al 1960 la popolazione era composta da circa 100 orsi, e in 50 anni il numero è aumentato di addirittura dieci volte”.

Il paradosso della caccia salva-orso

A favorire questo incremento ci potrebbe essere paradossalmente anche la caccia che, se regolamentata e controllata, è in grado di ridurre al minimo il conflitto tra gli orsi e la popolazione locale, che assume così un atteggiamento tollerante verso questi animali, azzerando le indiscriminate uccisioni di orsi con motivazioni extra-venatorie. Questo soprattutto grazie agli enormi vantaggi economici che derivano dalla caccia a questo animale, sia per le organizzazioni venatorie in loco, sia per i cacciatori e per gli abitanti locali che spesso hanno a che fare con questi animali.

Ma le cose potrebbero cambiare radicalmente con il recente ingresso della Croazia nell’UE: lo stop alla caccia all’orso, secondo le direttive comunitarie, potrebbe condurre a un drastico calo della popolazione degli orsi. “Con l'adesione della Croazia nell'UE, l'orso è dovuto diventare 'specie rigorosamente protetta' ", continua Huber. “Questo non vieta la caccia, ma introduce un iter burocratico un po' più complesso che prevede anche l’ottenimento, da parte di chi vuole cacciare l’orso, di un’apposita autorizzazione da parte del ministero croato dell'Ambiente e della Protezione della Natura. La quota totale per la caccia è rimasta, invece, invariata”.

Attualmente in Croazia è consentito abbattere, infatti, il 10-15 per cento di orsi sul totale della loro popolazione. Percentuale che poi viene divisa in quote di caccia che le organizzazioni venatorie locali vendono ai singoli cacciatori che in questo modo si assicurano un lavoro. Ogni permesso ricevuto vale per un solo orso, e i cacciatori hanno il diritto di concordare il prezzo con le associazioni che gestiscono la caccia, soprattutto nel caso di orsi di taglia maggiore.

“Se si vietasse definitivamente la caccia, l'orso bruno, non più sfamato anche dai cacciatori, nella sua ricerca di cibo entrerebbe molto più spesso in contatto anche conflittuale con l’uomo e gli animali domestici; in altre parole diventerebbe una specie molto meno tollerabile da parte degli uomini (proprio come accade nei confronti del lupo) e ciò condurrebbe a un calo dell'attuale popolazione di 1.000 individui”.

A dimostrarlo, infatti, anche un recente studio pubblicato sulla rivista European Journal of Wildlife Research condotta da un gruppo di scienziati dell’Imperial College di Londra e dell’Università di Zagabria e che vede Đuro Huber tra i primi autori. Per capire quale potrebbe essere la sorte degli orsi in Croazia con l’entrata in vigore del divieto di caccia, il team di scienziati ha analizzato quanti orsi erano stati uccisi nel periodo 2009-2010 e dai dati ottenuti hanno costruito specifici modelli matematici in grado di spiegarne il futuro andamento. Risultato: fermando la caccia l’attuale popolazione di orsi potrebbe ridursi del 70% nei prossimi 10 anni.

Ma se gli orsi sono in aumento, qual è la reazione delle persone che condividono l'areale in cui vivono con quello dell'orso? Secondo le ricerche effettuate da Huber la maggior parte dei cittadini croati sarebbe favorevole a un eventuale aumento della popolazione plantigrada: si tratta di un atteggiamento diametralmente opposto rispetto non soltanto a quello degli altri abitanti del continente (che sembra non amino molto l’orso) ma anche a quello nei confronti dell’accettazione sociale del lupo che in Croazia è molto bassa. “I danni provocati dall'orso nel nostro paese sono molto limitati”, ci spiega Huber. “In termini di denaro si tratta di circa solo 6.000 euro l'anno, che si può tradurre in 6 euro per orso all'anno. Per fare un paragone le cifre nella vicina Slovenia ammontano a 555 euro l'anno per orso, mentre in Norvegia si arriva a 12.668 euro l'anno per orso. Insomma per ogni orso il doppio dei danni che si hanno in totale in Croazia. Ma in ogni caso, i danni – se segnalati – vengono risarciti dalle associazioni di caccia autorizzate, eccetto nel caso si tratti di parchi nazionali e altre aree non riservate alla caccia. In Croazia i danni provocati dall'orso non vengono segnalati, e questo è la dimostrazione che questo grosso animale è ben accetto tra la popolazione locale. E che la gente abbia imparato a conviverci. La maggior parte dei danni che vengono recati sono comunque provocati dagli incidenti tra orso e automobile, oppure nei siti dove i cacciatori posizionano le mangiatoie per gli altri animali selvatici o il bestiame e che, quindi, attraggono anche gli orsi. Casi, infine, di bracconaggio non ce ne sono, ma comunque si può stimare una denuncia ogni anno”.

“Eco” contro “eco”

A compromettere la salute e il numero degli orsi nel Gorski Kotar, e in generale della Croazia, sono ben altri fattori. E si tratta comunque di problemi di origini antropiche, spesso legati a una cattiva gestione degli ambienti naturali, in particolare degli habitat in cui vivono questi grandi mammiferi. Se in quanto alla presenza degli orsi in Croazia non si può non essere soddisfatti, la situazione cambia se si valutano le prospettive della loro conservazione. Una conservazione che ovviamente passa per la tutela del loro habitat naturale. E qui iniziano i problemi, stavolta tutti all’interno di prospettive comunque ecologiche ma che hanno finito per scontrarsi. Infatti, negli ultimi anni non si fa altro che parlare di green economy e degli innumerevoli vantaggi che queste tecnologie assicurano all’ambiente. Ma ci sono anche alcuni aspetti negativi, poco noti alle persone. Si tratta degli effetti che questi possono produrre sugli ecosistemi. Nella zona di Fusine, nel Gorski Kotar, è in cantiere un grosso progetto: un parco eolico enorme che prevede una potenza complessiva di 36 MW, con 12 unità da 3 MW. Ebbene, se da una parte questo significa produrre energia pulita, dall’altra questo approccio di tipo “eco” nella prassi risulta per niente ecosostenibile poiché mette a rischio 30 ettari di bosco.

“Questo enorme progetto rappresenta una reale minaccia per l'orso bruno del Gorski Kotar”, lamenta Huber. “Il piano di costruzione è previsto esattamente dove fino a ora era presente l'areale più tranquillo per gli animali, senza la presenza di strade e, soprattutto, dove si trovano le aree in cui le femmine di orso davano alla luce la loro prole durante l'inverno. L'ampiezza delle strade, dalla larghezza fino a 20 metri, il rumore delle pale eoliche e il continuo traffico durante tutto l'anno mettono in serio pericolo l'attività riproduttiva della popolazione di orsi bruni in questa zona. E purtroppo gli studi di valutazione d'impatto ambientale effettuati nell'area non hanno preso in considerazione gli effetti che le costruzioni potrebbero provocare agli orsi e agli altri grandi carnivori”.

Rifiuti che piacciono

Tra le altre minacce c'è anche l'avvicinamento degli orsi alle abitazioni perché attratti dai rifiuti presenti nei cassonetti, per cui li si vede spesso rovistare nell’immondizia. In molti paesi, come il Canada per esempio, o in diversi Comuni del Trentino, esistono i cassonetti “anti-orso”, cioè contenitori con coperchi irrobustiti da diverse serrature che rendono impossibile la loro apertura anche da parte dell’orso più affamato e tenace. “Nel Gorski Kotar, l'habitat naturale degli orsi fornisce loro tutto il cibo che necessitano durante tutto l'anno”, chiarisce Huber. “E in più ci sono anche i cacciatori a nutrire abbondantemente gli orsi, e quindi aumentano artificialmente la capacità dell'habitat. Per cui è essenziale che gli orsi non vengano nutriti dagli esseri umani e dunque il vero problema è il fatto che essi hanno accesso a rifiuti organici nelle discariche e nei bidoni della spazzatura. In questo modo questi animali perdono la paura nei confronti degli esseri umani e diventano 'orsi problematici', che vengono per questo regolarmente abbattuti. E se la maggior parte degli orsi diventa un 'problema' del genere, in poco tempo la popolazione di 1.000 individui inizierà a calare. Per cui i rifiuti devono essere inaccessibili agli orsi”.

In termini di tutela, la Croazia prevede comunque un piano d’azione per la gestione dell’orso bruno. Anche perché, segnala Huber “un concreto invito per tutelare l’orso arriva anche dall’UE, e all’interno del programma LIFE+ è stato proposto il progetto DinAlp Bear, in cui sono previsti fondi per finanziare l'analisi genetica di tutti gli orsi della Slovenia e della Croazia, a partire da campioni di feci”. Una mappatura che consentirà di capire, tra l’altro, anche l’origine (autoctonia storica? migrazioni da altre aree?) degli orsi oggi presenti nella penisola balcanica.

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Stefano P
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Re: FAQ sull'Orso Marsicano.

Messaggio da Stefano P » 30 mar 2015, 13:04

Per chiudere il discorso, visto che stiamo divagando dall'argomento del thread e non poco...
Giovanni Todaro ha scritto:"gli individui presenti in aree trans-regionali (Veneto-Friuli) rappresentano la parte più periferica ed occidentale della popolazione slovena, che conta una presenza media minima nell'intero territorio del Friuli Venezia Giulia stimabile in circa ai 15-20 individui rispetto ai 600-700 stimati per l'intero territorio Sloveno ecc." - Università degli Studi di Udine http://web.uniud.it/ricerca/strutture/d ... /orso_fvg/

(...)

Credo che il tuo dato sia vecchio. Qui una fonte (ma del 2009) sull'aumento dell'orso in Slovenia "La popolazione slovena di orsi, stimata in 450-550 individui, è attualmente gestita mediante una zonizzazione in cui vengono individuate “core area”, corridoi ed aree cuscinetto. Attualmente, la popolazione slovena è tra le più vitali d’Europa, con un incremento annuo stimato intorno agli 80-120 individui". http://www.rivistadiagraria.org/riviste ... &cat_id=94
La pagina sul sito dell'UniUd che hai riportato è altrettanto vecchia, probabilmente di più, visto che è stato creata nell'ambito di un progetto Interreg svolto negli anni 2000-'06. Utilizzare quel testo come fonte di dati è comunque sbagliato, poiché è soltanto una pagina web che, sebbene possa essere utile a qualche lettore, riporta informazioni generiche, senza autori né bibliografia consultata.

Risulterò pignolo, ma... Se si vuole riportare dei dati, bisognerebbe basarsi in primo luogo sulla letteratura scientifica, cioè su articoli di ricerca scientifica o review sottoposti a referaggio; purtroppo, spesso non vi troviamo le informazioni che cerchiamo. Per fortuna possiamo cercare nella cosiddetta letteratura grigia, che è spesso una fonte essenziale. E' necessario tuttavia privilegiare le fonti "migliori", come gli atti di congressi e convegni, le linee guida, i report di progetti, etc.

Per fare degli esempi che riguardano l'orso, si veda il Rapporto Orso edito annualmente dalla PAT o il report finale del censimento genetico che ho citato (se interessa -> Skrbinšek et al. 2008, ma è in sloveno).

Alcuni esempi che riguardano il "nostro": i rapporti sul monitoraggio del lupo nella Regione Piemonte e il poster sulla stima della pop.ne di lupi in Italia presentato all'ultimo Congresso Italiano di Teriologia.

Gli articoli che hai linkato, purtroppo, non hanno lo stesso valore di questo tipo di documenti. La pagina web dell'UniUd, probabilmente, non può essere neppure annoverata nella letteratura grigia.

Anche io, una volta, attingevo info dalle pagine web come quelle che hai riportato, ma col tempo ho dovuto imparare a selezionare le fonti secondo il ragionamento di cui sopra. Altrimenti, si corre il rischio di diffondere info non corrette.
La Slovenia meridionale - che ricordo ha un territorio (tutta la Slovenia) neppure doppio di quello dell'Abruzzo - avrà pure grandi boschi, ma sono ben poca cosa rispetto a quelli ben più immensi italiani (con catene di montagne ricche di habitat ideali). Il fatto è che a me pare - spannometricamente - che gli orsi dell'est abbiano non una ma una decina di marce in più.
Non metto in dubbio che l'Appennino centrale abbia estensioni forestali notevoli, ma la definizione "ben poca cosa" riferita alle foreste della Slovenia meridionale mi sembra, sinceramente, assurda. Chi ha visitato l'altopiano dello Sneznik e la foresta di Kocevje sa di cosa sto parlando!
Stefano, Consigliere Canislupus Italia.

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Re: FAQ sull'Orso Marsicano.

Messaggio da Giovanni Todaro » 30 mar 2015, 13:59

Stefano, che fai ricominci con la storia questo per me è di serie "A" e questo per me è di "B" e quindi tagliamo la discussione? Se permetti, quando scrivi "Per chiudere il discorso, visto che stiamo divagando dall'argomento del thread e non poco..." ciò è quel che pensi tu, mentre quel che penso io è che invece sia in perfetta linea per capire perché l'orso marsicano stenti a riprendersi. Se non lo fai con la popolazione ursina a noi più vicina con cosa lo fai, con gli scimpanzé del Gabon?

Beato te che ti azzardi a definire le pagine dell'Università di Udine praticamente come paccottiglia, evidentemente ne sai di più di loro. Chi stabilisce i "colori" della varia letteratura? Tu mi scrivi praticamente se ho idea della foresta della Slovenia meridionale, e allora io ti chiedo se hai mai girato le foreste - ti ripeto, immensamente più grandi di quelle della Slovenia e non meno dotate di habitat ideali anche per l'orso - dall'Abruzzo, Lazio e Molise alla Calabria e Puglia. Vai su Google map così ti fai un'idea di quel che dico e cioè che l'orso marsicano ha a disposizione un'area enorme ma che non si propaga, a mio parere, per ragioni intrinseche della specie, che invece gli orsi dell'est evidentemente non hanno.

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Re: FAQ sull'Orso Marsicano.

Messaggio da marcospada » 30 mar 2015, 15:14

Da quello che si evince dalla ricerca, tornando al topic, l'Orso marsicano è estremamente vitale in rapporto al suo territorio ed alle risorse trofiche del territorio stesso, il problema suo è che al momento della dispersione territoriale i giovani Orsi, nelle aree esterne al PNALM e territori allargati, vengono fatti sparire tra bocconi avvelenati, investimenti, braccate al cinghiale con Orsacchiotti scambiati per cinghiali, ecc. per cui il numero rimane sempre lo stesso, 50 + o - dentro al PNALM ed un numero imprecisato tra Maiella, Parco Velino Sirente, Ernici e Simbruini.
Non possiamo paragonare le risorse disponibili nelle foreste Croate/Slovene con quelle dell'appennino centrale. Forse se i Marsicani fossero presenti anche nell'appennino tosco-emiliano e nelle foreste casentinesi i numeri e gli incrementi sarebbero ben diversi. Ha ragione Franco Tassi quando dice che ci vorrebbe un centro di allevamento di Marsicani in ambiente controllato per poi disperdere i cuccioli svezzati nei territori dove attualmente l'orso manca ma ci potrebbe stare bene.
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http://www.arch-spada.com/photo/
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Re: FAQ sull'Orso Marsicano.

Messaggio da Stefano P » 30 mar 2015, 23:24

Giovanni Todaro ha scritto:Stefano, che fai ricominci con la storia questo per me è di serie "A" e questo per me è di "B" e quindi tagliamo la discussione?
Fammi capire... Tu sostieni che un testo divulgativo senza citazioni abbia la stessa validità di un articolo sottoposto a peer review o del report finale di un progetto di ricerca, documenti che espongono i risultati di un lavoro e spiegano con che metodo sono stati ottenuti i dati?

Siamo seri, per cortesia.

Certo che esistono fonti di serie A e di serie B e non dipende certo dal mio parere, ma quella pagina non può neppure essere considerata una fonte!
Beato te che ti azzardi a definire le pagine dell'Università di Udine praticamente come paccottiglia, evidentemente ne sai di più di loro.
Intanto parliamo di una pagina specifica. Quindi, per favore, evita il plurale. Secondo: non l'ho definita "praticamente paccottiglia". Ho constatato un'evidenza: quello è un testo divulgativo privo di autori, citazioni e fonti consultate. Ha quindi, ovviamente, minore validità di una fonte di dati diretta, come i documenti che ho citato io.

E' lapalissiano, Giovanni.

Lì si parla di 600-700 orsi... Ma dove hanno preso questo dato? Non si può sapere perché non c'è scritto da nessuna parte! Se tu una cosa del genere la consideri una "fonte", senza porti delle domande sul come hanno ottenuto questo dato o dove l'hanno trovato, mi dispiace sinceramente per te. Io preferisco consultare le fonti vere; in questo caso, sono disponibili i risultati di un censimento genetico svolto dall'Università di Lubiana, che ha stimato ca. 400 animali. E' così che si lavora se si vuol scrivere di qualcosa e riportare dei dati. E' talmente ovvio che trovo incredibile stare qua a spiegarlo...
Stefano, Consigliere Canislupus Italia.


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