La resilienza del muflone "romagnolo"
Inviato: 15 nov 2014, 20:53
Vi parlerò dell'esiguo nucleo di mufloni .. presenti nell'appennino Tosco-Romagnolo; dato che il discorso sarà un po' lungo, lo spezzerò in due parti
Inizio mostrandovi questa interessantissima ripresa .....
youtu.be/5HgBJ-CjpwI
10 settembre 2014, ore 12.42, femmina adulta di Muflone, lungo il crinale di Poggio Ghiaccione, Riserva Naturale Integrale di Sasso Fratino (Riserve Biogenetiche Casentinesi). Il video è stato ottenuto durante la campagna di campionamento sul Gatto selvatico europeo, basata sul foto-video trappolaggio e sull’hair trapping a scopo analisi genetica.
Tale ricerca portata avanti dal CFS-Ufficio Territoriale per la Biodiversità di Pratovecchio, ente gestore delle Riserve Biogenetiche, è in essere dal 2009 ed ha accertato la presenza del Felide nelle Foreste Casentinesi con la prima popolazione stabile e riproduttiva dell’Appennino settentrionale.
Il paletto di legno che si vede nella ripresa ... e finalizzato appunto alla raccolta di peli di silvestris per l’analisi genetica.
Per tornare al “ muflone, .... è da sottolineare come, in cinque anni di foto-video trappolaggio, questo sia il primo reperto filmato riferibile al Muflone; risordiamo che la specie è alloctona per le Foreste Casentinesi, ma riveste ugualmente un grande interesse, per le ragioni che vedremo in seguito; facciamo prima un po’ di storia:
la prima ipotetica introduzione di mufloni nelle Foreste Casentinesi è stata forse effettuata attorno al 1780 (T#363;rcke e Schmincke, 1965) o più probabilmente nel periodo 1838-40 durante la gestione di Karl Siemon (AA.VV., 1915; Padula & Crudele, 1988).
Alle estinzioni di massa delle popolazioni di Ungulati, verificatesi durante i conflitti mondiali, hanno fatto seguito quattro episodi di ripopolamento, con l’immissione, dal 1950 ai primi anni ’70, di 8-10 esemplari (3-4 maschi e 5-6 femmine) da parte dell’Amministrazione Forestale (Padula, 1978; Casanova et al., 1982).
Dalla fine degli anni ’80 all’inizio dei ‘90, quasi in concomitanza con l’istituzione del Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, M. Falterona e Campigna (avvenuta nel 1993), il muflone viene citato quasi sempre come specie in rapido declino, fino ad arrivare a dire “...probabilmente è scomparso all’interno del parco già sul finire degli anni Ottanta...” (Suppl. allegato al n. 204 di Airone, 1998).
La mia opinione era un po’ meno categorica (basandosi anche su alcuni rilevamenti successivi al 1980, e nell' Atlante dei mammiferi della Provincia di Forlì (Cicognani in: Gellini et al. 1992) riportavo:
Le conclusioni di tale ricerca hanno evidenziato come, tra la fine degli anni ’90 e la metà del 2004, siano stati presenti, all’interno del Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, almeno due nuclei di muflone, entrambi sul versante romagnolo del Parco, di cui il più “numeroso” nelle Riserve di Badia Prataglia e Sasso Fratino (alta valle del Bidente di Ridracoli), con una consistenza stimata tra i 10 ed i 15 esemplari, al di sotto quindi della consistenza minima vitale riconosciuta alla specie ed avviato pertanto ad un “collo di bottiglia” difficilmente superabile.
Termino la prima parte del ... "racconto" e vi rimando alla "seconda puntata"
L.
Inizio mostrandovi questa interessantissima ripresa .....
youtu.be/5HgBJ-CjpwI
10 settembre 2014, ore 12.42, femmina adulta di Muflone, lungo il crinale di Poggio Ghiaccione, Riserva Naturale Integrale di Sasso Fratino (Riserve Biogenetiche Casentinesi). Il video è stato ottenuto durante la campagna di campionamento sul Gatto selvatico europeo, basata sul foto-video trappolaggio e sull’hair trapping a scopo analisi genetica.
Tale ricerca portata avanti dal CFS-Ufficio Territoriale per la Biodiversità di Pratovecchio, ente gestore delle Riserve Biogenetiche, è in essere dal 2009 ed ha accertato la presenza del Felide nelle Foreste Casentinesi con la prima popolazione stabile e riproduttiva dell’Appennino settentrionale.
Il paletto di legno che si vede nella ripresa ... e finalizzato appunto alla raccolta di peli di silvestris per l’analisi genetica.
Per tornare al “ muflone, .... è da sottolineare come, in cinque anni di foto-video trappolaggio, questo sia il primo reperto filmato riferibile al Muflone; risordiamo che la specie è alloctona per le Foreste Casentinesi, ma riveste ugualmente un grande interesse, per le ragioni che vedremo in seguito; facciamo prima un po’ di storia:
la prima ipotetica introduzione di mufloni nelle Foreste Casentinesi è stata forse effettuata attorno al 1780 (T#363;rcke e Schmincke, 1965) o più probabilmente nel periodo 1838-40 durante la gestione di Karl Siemon (AA.VV., 1915; Padula & Crudele, 1988).
Alle estinzioni di massa delle popolazioni di Ungulati, verificatesi durante i conflitti mondiali, hanno fatto seguito quattro episodi di ripopolamento, con l’immissione, dal 1950 ai primi anni ’70, di 8-10 esemplari (3-4 maschi e 5-6 femmine) da parte dell’Amministrazione Forestale (Padula, 1978; Casanova et al., 1982).
Dalla fine degli anni ’80 all’inizio dei ‘90, quasi in concomitanza con l’istituzione del Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, M. Falterona e Campigna (avvenuta nel 1993), il muflone viene citato quasi sempre come specie in rapido declino, fino ad arrivare a dire “...probabilmente è scomparso all’interno del parco già sul finire degli anni Ottanta...” (Suppl. allegato al n. 204 di Airone, 1998).
La mia opinione era un po’ meno categorica (basandosi anche su alcuni rilevamenti successivi al 1980, e nell' Atlante dei mammiferi della Provincia di Forlì (Cicognani in: Gellini et al. 1992) riportavo:
Successivi ulteriori avvistamenti, ad opera di agenti ed operai del CFS-UTB di Pratovecchio hanno indotto l’Ufficio Territoriale per la Biodiversità (U.T.B) ad avviare un’indagine conoscitiva sulla specie dal 2003 al 2005, pubblicata nel 2005 sulla rivista di gestione faunistica “Habitat”.La distribuzione provinciale attuale di questo ungulato è limitata alla sola tavoletta IGM di Corniolo, nella quale si sono avuti due rilevamenti (il ritrovamento di un cranio e l’avvistamento di un maschio), entrambi nell’inverno del 1989. Se non si può ancora parlare con certezza di estinzione, non vi sono comunque dubbi che la specie abbia evidenziato negli ultimi anni un decremento numerico considerevole.
Le conclusioni di tale ricerca hanno evidenziato come, tra la fine degli anni ’90 e la metà del 2004, siano stati presenti, all’interno del Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, almeno due nuclei di muflone, entrambi sul versante romagnolo del Parco, di cui il più “numeroso” nelle Riserve di Badia Prataglia e Sasso Fratino (alta valle del Bidente di Ridracoli), con una consistenza stimata tra i 10 ed i 15 esemplari, al di sotto quindi della consistenza minima vitale riconosciuta alla specie ed avviato pertanto ad un “collo di bottiglia” difficilmente superabile.
Termino la prima parte del ... "racconto" e vi rimando alla "seconda puntata"
L.