IL CORPO FORESTALE DELLO STATO NEL PROGETTO "LIFE ANTIDOTO"
Un piano per prevenire e contrastare l'uso illegale del veleno, grave pericolo per la sopravvivenza di specie selvatiche di interesse comunitario, oltre che minaccia per gli animali domestici e per l'uomo stesso
L'uso illegale del veleno è una pratica diffusa in tutta Europa che colpisce animali selvatici e domestici. A tutt'oggi rappresenta, oltre che un pericolo per l'uomo e per gli animali d'affezione, la più rilevante minaccia per la sopravvivenza di alcune specie selvatiche di interesse comunitario quali orso bruno, lupo, grifone, gipeto e nibbio reale.
In Italia esistono una serie di criticità che rendono estremamente complessa la problematica da affrontare. In particolare, si evidenzia una scarsa conoscenza del fenomeno e della sua incidenza sulla fauna selvatica, una elevata disomogeneità dei dati disponibili a livello nazionale, un'estrema complessità nel raccordo delle azioni fra i vari soggetti coinvolti nella problematica (Forze dell'Ordine tra cui il Corpo forestale dello Stato, ASL Veterinarie, Istituti Zooprofilattici Sperimentali, Prefetture, Sindaci, Procura della Repubblica) ed oggettive difficoltà nel rinvenimento di carcasse e bocconi avvelenati e nell'individuazione del colpevole.
A partire dal 2009, in concomitanza con l'entrata in vigore dell'Ordinanza del Ministero della Salute del 18 dicembre 2008 e successive modifiche e integrazioni, il Corpo forestale dello Stato collabora con il Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga, la Junta de Andalucía e il Gobierno de Aragón (Spagna) al progetto LIFE ANTIDOTO (in base ad un Protocollo d'intesa firmato dalle parti a settembre del 2009), finanziato dal programma comunitario LIFE, attraverso il quale si promuovono in Italia (Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga) e in Spagna (Andalusia ed Aragona) una serie di misure innovative per conoscere, prevenire e fronteggiare l'uso illegale del veleno.
Le principali azioni previste dal progetto sono:
- l'impiego di Nuclei Cinofili Antiveleno (NCA), ovvero unità specializzate di controllo del territorio composte da un conduttore cinofilo e da più cani addestrati alla ricerca di carcasse e bocconi avvelenati in campo aperto;
- la campagna di sensibilizzazione rivolta ad Enti, istituzioni ed associazioni per sollecitarli ad affrontare il problema dell'uso illegale del veleno (e costituire altri NCA);
- la sensibilizzazione della popolazione contro l'uso illegale del veleno;
- l'elaborazione di una "Strategia contro l'uso del veleno".
Di particolare interesse per innovazione ed efficacia, l'attività dei Nuclei Cinofili Antiveleno consiste nell'individuare rapidamente i bocconi avvelenati, consentendo l'immediata bonifica dei territori interessati dal loro spargimento ed evitando così ulteriori episodi di avvelenamento "secondario". I Nuclei Cinofili Antiveleno, infatti, riescono ad individuare carcasse e bocconi avvelenati che, a vista, non potrebbero mai essere rilevati. Inoltre, svolgono un ruolo di costante presidio del territorio attraverso perlustrazioni preventive e perquisizioni di edifici ed automezzi, costituendo in questo modo un efficace effetto deterrente.
Il Nucleo Cinofilo Antiveleno gestito dal Corpo forestale dello Stato è costituito da un conduttore in servizio presso il Coordinamento Territoriale per l'Ambiente di Assergi (AQ) e due cani (un labrador e un pastore belga malinois). Dopo l'addestramento in Andalusia, dall'aprile del 2010 svolge il proprio servizio in Italia, dove opera all'interno del Parco Nazionale del Gran Sasso. Ad oggi, ha effettuato attività preventiva e di controllo, realizzando con l'altro Nucleo del Parco oltre 15 interventi di ispezione su richiesta, in caso di rinvenimento di carcasse con sospetto di avvelenamento e operando in stretta sinergia con i Comandi Stazione territorialmente competenti, in modo da garantire una rapida ed efficace individuazione del "boccone" e la possibilità di repertazione di tutti gli elementi rinvenuti durante l'attività investigativa.
Il Corpo forestale dello Stato, inoltre, sta mettendo a disposizione le esperienze e conoscenze finora acquisite sul fenomeno ed in particolare le informazioni in suo possesso in merito a casi di avvelenamento di specie selvatiche in Italia, e sta collaborando all'elaborazione di un protocollo operativo da applicare nei casi di rinvenimento di fauna deceduta per sospetto avvelenamento.
A cura dell'ufficio stampa dell'Ispettorato generale del Corpo forestale dello Stato
Link:
http://www3.corpoforestale.it/flex/cm/p ... agina/6420
Fonte:
http://www3.corpoforestale.it