[2016] PN Putna-Vrancea e Transilvania, Romania:14-19 Giugno

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Duccio
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Re: [2016] PN Putna-Vrancea e Transilvania, Romania:14-19 Giugno

Messaggio da Duccio » 02 lug 2016, 00:14

Bellissimo... quasi come esserci!!!
Duccio Berzi, Presidente Canislupus Italia.

"Che siete colti ve lo dite da voi. Avete letto tutti gli stessi libri. Non c'è nessuno che vi chieda qualcosa di diverso". D.L.Milani

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fiore955
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Re: [2016] PN Putna-Vrancea e Transilvania, Romania:14-19 Giugno

Messaggio da fiore955 » 04 lug 2016, 12:37

hycanus ha scritto:
Marinamilano ha scritto:pausa dal lavoro...
Che razza di cani sono?
Mi associo.. :arrow: :?:

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Marinamilano
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Re: [2016] PN Putna-Vrancea e Transilvania, Romania:14-19 Giugno

Messaggio da Marinamilano » 04 lug 2016, 14:41

Eccomi...allora...il cane della foto non mi sembra appartenere ad una razza specifica.Probabilmente qualche pastore del Caucaso è fra i suoi progenitori...peraltro questa è una razza usata e lo stesso centro recupero di Lepsa ne possiede una coppia le cui cucciolate vengono date ai pastori.Una razza usata e piuttosto temuta per le sue dimensioni ed il carattere impegnativo è il Kangal, o pastore turco.
Ad onor del vero, abbiamo incontrato anche greggi difese da un numero imprecisato (20/30) di cani dalla taglia-forma-colore indefinibili, mediamente denutriti e malaticci.Questa tipologia immagino sia quella che poi diventa pasto del lupo...Guido Rastrelli ci diceva infatti che, per condizioni di vita/malattia/predazione, il numero di cani a fine alpeggio è un terzo di quello iniziale...
In Romania, per legge anche se non ovunque rispettata, i cani da pastore dovrebbero portare al collo un pezzo di legno lungo circa 20/30 cm allo scopo di rallentarne la corsa in caso di inseguimento di animale selvatico.
Spero di essere stata esaudiente.Guido o i miei compagni latitanti di campo mi correggeranno se ho detto qualche inesattezza.

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Re: [2016] PN Putna-Vrancea e Transilvania, Romania:14-19 Giugno

Messaggio da griso » 04 lug 2016, 15:17

In Romania, per legge anche se non ovunque rispettata, i cani da pastore dovrebbero portare al collo un pezzo di legno lungo circa 20/30 cm allo scopo di rallentarne la corsa in caso di inseguimento di animale selvatico.



Ciao, Marina...quindi il legno dovrebbe intralciare la corsa del cane che insegue un selvatico? Ho capito bene?
Marco Novelli, Consigliere Canislupus Italia.

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Re: [2016] PN Putna-Vrancea e Transilvania, Romania:14-19 Giugno

Messaggio da Marinamilano » 04 lug 2016, 15:36

Si Griso.Credo il concetto sia quello...io non ho foto di questo "collare", magari qualcuno di noi ne ha.Poi se funziona...mmm...anche perchè non bisogna immaginare una trave appesa al collo!

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Re: [2016] PN Putna-Vrancea e Transilvania, Romania:14-19 Giugno

Messaggio da Marinamilano » 04 lug 2016, 15:40

http://www.acamp.it/.../cani-pastore... ... gge-rumeni
‎ho trovato questo interessante articolo

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Re: [2016] PN Putna-Vrancea e Transilvania, Romania:14-19 Giugno

Messaggio da Marinamilano » 04 lug 2016, 15:44

Cosa c'è di sbagliato nei Cani da Guardia del gregge rumeni ...


http://www.acamp.it/.../cani-pastore... ... gge-rumeni



non so se si riesce a leggere

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Re: [2016] PN Putna-Vrancea e Transilvania, Romania:14-19 Giugno

Messaggio da Marinamilano » 04 lug 2016, 15:55

Cosa c’è di sbagliato nei Cani da Guardia del gregge rumeni?
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Dettagli Categoria: cani da pastore Guardiani Scritto da Annette Mertens ed Helga Schneider
Introduzione
La Romania è uno dei pochi paesi in Europa in cui vengono ancora comunemente impiegati i cani da guardia del gregge. Questo avviene perché la coesistenza di greggi e predatori selvatici (lupi, orsi, linci) ha incoraggiato il mantenimento dei tradizionali metodi di prevenzione dei danni.
Nella maggior parte degli alpeggi montani le pecore pascolano in radure disperse nella foresta. Questi pascoli hanno dimensioni variabili e in molti casi le pecore brucano ai limiti della foresta. Sebbene sia proibito, spesso le greggi entrano nella foresta per pascolare, anche perché più pascoli usati dalla stessa mandria sono separati da aree boscose. Una volta che vengono riportati negli accampamenti alla sera, le greggi vengono tenute in stretta vicinanza alle tende, sia libere sia nei recinti. Nella maggior parte dei casi le pecore vengono rinchiuse in recinti di legno. Anche gli altri animali vengono tenuti nelle vicinanze dell’accampamento. I bovini e i maiali vengono a volte rinchiusi mentre cavalli e muli vengono legati nelle vicinanze della capanna in cui vivono i pastori. Durante il giorno le greggi sono generalmente accompagnate da almeno un pastore e alcuni cani da guardia del gregge. All’accampamento alcuni pastori vengono assunti con il preciso compito di prendersi cura delle pecore (mentre altri possono avere la responsabilità di altri compiti, come la lavorazione del latte). Questi dormono in casupole di legno o sul terreno vicino alle greggi. Quando vengono avvisati dai cani hanno il compito di dare la caccia ai potenziali predatori con torce e bastoni.
Molti specialisti concordano che i LGD siano essenziali per un’efficace prevenzione dei danni (Coppinger e Coppinger 1980; Andelt 1999; Smith et al. 2000). Il successo dell’impiego di tali cani in Romania è dimostrato anche dai risultati di uno studio durato 5 anni eseguito all’interno del Progetto dei Carpazi per i grandi carnivori (CLCP) che ha dimostrato che il numero di pecore uccise da lupi e orsi nei pascoli montani aumenta con l’aumento del rapporto pecore/LGD (p=0.007) tanto quanto con l’aumento del rapporto pecore/pastore (p=0.049). Questo conferma quanto già osservato più volte sia negli USA, sia in Europa (Robel et al. 1981; Stahl et al. 2001).
Tuttavia, se l’analisi di regressione lineare viene fatta separatamente per lupi e orsi la relazione tra numero di cani e numero di uccisioni sembra esistere solo per i lupi (p=0.007). in altre parole, solo gli attacchi da parte dei lupi diminuiscono con l’aumento nel numero di LGD e pastori, mentre il numero di perdite causato dagli orsi resta invariato. La ragione di ciò non è chiara in quanto nello studio sopra riportato non è stata analizzata la differenza degli schemi predatori di lupi e orsi. Tuttavia, una spiegazione potrebbe essere ritrovata in quanto segue: sebbene esista una correlazione nello studio rumeno il numero dei LGD nei greggi aumenta più lentamente di quello delle pecore. Quindi grosse greggi sono custodite da un numero minore di cani rispetto a quelle più piccole. Questa potrebbe essere la spiegazione per la perdita di correlazione per le uccisioni degli orsi, in quanto gli attacchi di questi sembrano comunemente più indipendenti dalle dimensioni del gregge (Sagor et al. 1997), mentre i lupi sembrano essere attratti dai greggi più grandi (Meche t al. 2000).
Nonostante la differenza riscontrata nell’influenza della presenza di cani e pastori su lupi e orsi non abbiamo osservato nessuna differenza significante nel numero di capi uccisi per attacco da orsi (N=1.47) e lupi (N=1.56) (p=0.196).

Cani da guardia del gregge
Non esistono informazioni sulla qualità dei LGD impiegati nei pascoli rumeni prima e durante il regime comunista. Tuttavia, nello studio condotto dal CLCP, tutti i 115 pascoli analizzati avevano LGD con le pecore. In Romania ci sono tre razze di cani da guardia del gregge: il Ciobanesc Roman Carpatin (Carpathian Shepherd Dog), il Ciobanesc Roman Mioritic (Mioritic Shepherd Dog) e il Ciobanesc Roman de Bucovina (Bucovinian Shepherd Dog) per i quali l’Ente cinofila rumena sta cercando di ottenere il riconoscimento da parte della FCI. Queste sono razze antiche ed è probabile che questi cani siano stati comunemente impiegati dai pastori fino a non molto tempo fa.
La predazione esiste tuttora e secondo lo studio del CLCP l’1.29% delle pecore delle greggi monitorate sembra essere stato ucciso da lupi e orsi. Sembra controverso il perché gli armenti siano ancora vulnerabili nonostante siano sempre sorvegliati dai LGD. La ragione di ciò è quello che vogliamo analizzare nel presente articolo.









Quando i cani guardiani diventano vittime dei lupi
I problemi nella prevenzione possono comparire quando i LGD non solo non riescono a prevenire gli attacchi da parte dei carnivori predatori, ma sono loro stessi vittime dei lupi. Questo appare evidente in un caso che è stato analizzato dal CLCP nella contea di Brasov. Casi di predazione dei lupi sui cani sono stati analizzati in sette villaggi sule colline pedemontane del massiccio Bucegi, tra il gennaio 2001 e l’ottobre 2002.
L’area studiata copre all’incirca 235 km2 e è composta da tre comunità: Bran (ca. 1905 cascine), Moeciu (ca. 978 cascine) e Fundata (189 cascine). Abbiamo considerato cascina una persona o un gruppo familiare che condivide lo stesso budget, la casa, le stalle e la terra. La maggior parte dei nuclei possiede prati a foraggio che vengono usati come alimento per gli animali o per la produzione di fieno, che possono essere situati sia nelle pendici dietro le case, sia nei villaggi vicini.
Tra il gennaio 2001 e l’ottobre 2002 i lupi hanno attaccato il bestiame in 149 cascine su una superficie di 69.9 km2, uccidendo 62 pecore, 7 bovine, 1 capretto, 2 puledri e 186 cani (157 LGD adulti, 2 cuccioli e 27 cani da conduzione). I cani sono stati uccisi in 137 cascine, gli altri animali in 24. Il numero di attacchi per cascina varia tra 1 (74%) e 2 (17%), eccezionalmente supera i 10. Solo 4 attacchi (2%) sono stati infruttuosi e gli animali non sono stati né feriti né uccisi. Il numero di soggetti attaccati per cascina variava tra 1 e 14 animali. Nella maggior parte dei casi (65%) è stato attaccato un solo animale, e solo nel 5% dei casi i soggetti coinvolti erano compresi tra 5 e 14.

Bestiame vittima dei lupi
Il numero di aggressioni varia a seconda del periodo esaminato: nel 2001 il numero di aggressioni al bestiame variava da 1 a 4 per mese eccetto i mesi di agosto e ottobre in cui fu nettamente superiore (rispettivamente 12 e 9). Questi numeri erano dati da attacchi ripetuti a 3 cascine. Analogamente, nel 2002 gli attacchi furono compresi tra 1 e 6 al mese, con un picco animalo in aprile (19), anche in questo caso in seguito ad aggressioni ripetute a 4 cascine. Il 59% degli attacchi ebbe luogo durante il giorno, il 32% di notte e il 9% all’alba o al tramonto; il numero maggiore di aggressioni durante le ore diurne era principalmente dovuto all’assenza dei proprietari e a cani scarsamente addestrati. Nel 79% dei casi gli animali correvano liberi e nel 19% erano in recinti di legno. Solo il 2% è stato ucciso in una stalla, che sembra quindi essere la migliore protezione contro i predatori. I LGD erano con gli animali nel 77% delle aggressioni, solo nel 23% dei casi gli animali erano incustoditi.

Cani
I cani venivano attaccati durante tutto l’anno, in numero da 1 a 6 al mese con picchi in gennaio, settembre, ottobre, novembre e dicembre nel 2001 e gennaio, febbraio, marzo e aprile nel 2002. Durante gli attacchi tutti i cani tranne 3 vennero uccisi, l’84% erano LGD adulti, gli altri cuccioli o cani di piccola taglia. La percentuale di cani liberi (52%) uccisi sul totale era simile a quella dei cani che erano legati (48%). Il 91% delle aggressioni ai cani avvenivano di notte, il 6% all’alba o al tramonto e il 3% durante le ore di luce.
Il numero di cani che subivano attacchi nelle cascine era compreso tra 1 e 15: nella maggioranza dei casi c’erano 1 (39%) o 2 (33%) cani. Sebbene non si sia trovata una correlazione significativa (correlazione di Spearman) tra questi fattori, tutto ciò suggerisce che i lupi preferiscano cascine con un minor numero di cani, e ciò concorda con il fatto che il numero di pecore uccise diminuisce con l’aumento proporzionale del numero dei LGD.
Non è stata trovata nessuna differenza significativa nella correlazione tra numero di animali aggrediti e distanza della cascina dalla foresta o dal bordo del villaggio. Tuttavia abbiamo rilevato che le cascine più colpite erano isolate e vicine alla foresta e quindi facilmente raggiungibili dai lupi. Nella maggior parte dei casi in cui le aggressioni sono state viste dai padroni di casa o dai loro vicini, la gente dice che i lupi attaccano al di fuori dalla foresta, uccidono gli animali e cercano di portarli nella boscaglia.
Le aggressioni non sono state analizzate da persone addestrate; dal momento che il danno derivante dall’uccisione degli animali non viene risarcito di solito non viene fatta alcuna denuncia alle autorità. Ciò nonostante, nel 51% dei casi era evidente che gli attacchi erano stati fatti dai lupi: i proprietari avevano assistito direttamente, o avevano sentito, o avevano trovato le tracce. Nel restante 49% dei casi non ci sono prove che il predatore fosse un lupo, ma riteniamo si trattasse dello stesso caso. L’ipotesi è basata sui seguenti fatti:
Il branco di lupi monitorato aveva il suo posto di rendezvous vicino al villaggio di Simon, il villaggio che ha subito il maggior numero di aggressioni. Il posto di rendezvous era vicino al limitare del villaggio (2.2 km) e al sentiero percorso più frequentemente (860 m). Inoltre, i dati dei radio-rilevatori mostravano che il raggio d’azione (territorio di caccia) di questo branco corrispondeva approssimativamente all’area dei villaggi che subivano le aggressioni.
Inoltre, durante l’analisi degli escrementi dei lupi che erano stati trovati mentre venivano seguite le tracce del branco furono trovati peli e pelle e unghie di cane.
Per queste ragioni crediamo anche che l’alto numero di LGD uccisi non possa essere spiegato da conflitti territoriali: il 77% dei cani uccisi si trovavano vicini al bestiame, che non venne toccato, mentre tra l’80 e il 100% dei casi i cani uccisi venivano consumati.






Cambiamenti socio – economici
Motivi di conflitto possono essere ricercati anche nella situazione socio-economica dell’agricoltura rumena. Fino alla fine degli anni ’70 chiunque nelle zone rurali possedeva almeno un cane che di solito veniva tenuto in giardino. Ma negli ultimi anni del regime comunista in Romania ci fu una forte “razionalizzazione”: per poter utilizzare il territorio nazionale nel modo più efficace possibile, le famiglie che vivevano in ambienti rurali furono risistemate in condomini mentre le loro vecchie abitazioni con cortili e frutteti vennero distrutti e la terra fu riconvertita a superficie arabile. Le famiglie non potevano tenere gli animali negli appartamenti, e quindi milioni di cani vennero abbandonati, diventando randagi. Il numero di questi cani è andato crescendo negli anni e, sebbene non si sappia quanti possono essere, attualmente rappresentano un serio problema per il paese. Molti LGD, la cui attività riproduttiva non è controllata dai pastori, si accoppiano liberamente con questi randagi, dando cucciolate che vengono poi impiegate come guardiani del gregge. Generazioni di questi accoppiamenti incontrollati hanno condotto alla situazione attuale in cui non esistono più cani guardiani di razza pura. I cani comunemente impiegati sono leggermente più piccoli di taglia, con peso tra i 25 e i 35 chili. Le capacità di guardiano di questi cani sono molto variabili nelle diverse zone.
I cani non sono mai addestrati dai pastori, piuttosto, non appena sono abbastanza grossi da poter seguire le pecore, i cuccioli vengono messi nel gregge e così ci si aspetta che imparino il lavoro dagli altri cani. Questo è un grave problema che influenza la qualità di questi cani. I cani che dimostrano di essere validi LGD sono quelli che fanno parte di un gruppo di cani (spesso consanguinei), che vengono tenuti assieme al bestiame durante l’inverno e quindi mantengono la loro socializzazione. Eppure alcuni soggetti vengono lasciati da legati durante l’autunno e l’inverno, nei giardini dei proprietari del bestiame. All’arrivo dell’estate vengono portati ai pascoli montani che facciano la guardia al gregge con gli altri cani. Questo spesso non avviene in quanto questi cani non hanno la possibilità di sviluppare e mantenere la socializzazione con le pecore e gli altri cani e perché non hanno la possibilità di imparare come coordinarsi con gli altri cani. Inoltre, spesso non vengono accettati dagli altri soggetti presenti nel gruppo di cani che lavorano come un branco.
Non esiste una legge che regoli l’impiego dei LGD. Il servizio sanitario nazionale non esegue controlli sulla loro salute. La maggior parte dei cani non è pertanto adeguatamente vaccinata con la conseguenza che ci sono numerosi soggetti deboli e malati. D’altra parte, in accordo con la legge sui terreni di caccia e protezione della selvaggina nelle aree montane possono essere detenuti al massimo 3 LGD a gregge e nei pascoli in pianura al massimo 2.
Un altro problema è probabilmente l’aumento di povertà dei piccoli allevatori derivante dalla bassa competitività di questo settore sul mercato internazionale. Il formaggio, principale prodotto degli allevatori tradizionali, non può essere esportato nei paesi membri dell’unione europea a meno che non vengano fatti cospicui investimenti in infrastrutture per adeguarsi alle rigorose norme di igiene, benessere e qualità richiesti. Dall’altro lato, la competizione dei prodotti di importazione sta facendo calare il mercato dei formaggi locali a livello nazionale.
Quindi, il ricavo derivante dall’allevamento intensivo diminuisce costantemente e i pastori stanno diventando sempre più poveri. L’acquisto e il mantenimento di cani di buona qualità è superiore alle possibilità della media delle persone. Inoltre, per motivi economici, i cani sono generalmente alimentati con “mamaliga” – un purè di farina di grano – e siero di latte, solo raramente vengono alimentati a carne. Per questo motivo molto sono denutriti e deboli, cosa che li rende meno sicuri di se e maggiormente attaccabili. Per di più molti cani abbandonano il gregge per lunghi periodi per cercare cibo.




Conclusioni
Da questo studio risulta che la percentuale di bestiame uccisa da carnivori in Romania non è particolarmente alta se comparata con altre realtà. Nella maggior parte delle realtà europee in cui il danno è più alto questo è in parte dovuto al fatto che in queste aree i mezzi di prevenzione sono stati abbandonati completamente o quasi. Questo non è il caso della Romania dove si verificano pochi scontri carnivori – bestiame, in ogni modo appare evidente che i modelli tradizionali di prevenzione non vengono utilizzati in modo ottimizzato.
Sebbene il fenomeno dell’uccisione dei cani da parte dei lupi possa influire sulla qualità della prevenzione, riteniamo che il caso presentato sia probabilmente una situazione isolata in cui un branco di lupi si è specializzato nella predazione dei cani. Riteniamo che questo non possa essere identificato come il problema principale nella prevenzione, piuttosto la vulnerabilità del bestiame probabilmente determinata dalla combinazione di differenti problemi di carattere socio-economico. È ovvio che un elevato numero di LGD non rappresenti per se una soluzione fino a che le condizioni socio-economiche degli allevatori non permetteranno loro di possedere cani adeguati. Questo include il mantenimento di cani di razza pura, le cure adeguate, la corretta alimentazione e un giusto “addestramento” (considerando la produzione e il mantenimento di animali socializzati). Il fatto che la legge consenta di detenere al massimo 3 LGD nei pascoli non è attualmente un grande problema in quanto questa norma non è generalmente osservata – nella maggior parte dei pascoli ci sono più di 3 cani (al momento di questo studio 7.5 +/- 2.9).
Una strategia adeguata per ridurre i danni al bestiame dovrebbe implicare:
un inquadramento legale che promuova la conservazione delle tecniche di allevamento intensivo e adeguati metodi di prevenzione dei danni
lo sviluppo di una politica dell’agricoltura che fornisca migliori condizioni di mercato ai piccoli produttori
infrastrutture che supportino gli allevatori di bestiame nel trattamento sanitario e veterinario dei LGD
strategie governative per ridurre drasticamente il numero di cani randagi nel paese.


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Marinamilano
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Re: [2016] PN Putna-Vrancea e Transilvania, Romania:14-19 Giugno

Messaggio da Marinamilano » 04 lug 2016, 16:47

Mi fa anche piacere segnalarvi la onlus "SAVETHEDOGS", fondata da una italiana, Sara Turetta, che si occupa dei randagi in Romania.Immagino e ammiro la sua missione!


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