"QUESTIONARIO"

Discussioni su comportamento, riproduzione, alimentazione, segni di presenza
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Duccio
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Re: "QUESTIONARIO"

Messaggio da Duccio » 25 apr 2009, 22:35

Rispondo sinteticamente ad alcune considerazioni, come sempre molto acute, di pigrofalco.

1) Graminacee: è vero, il lupo ne mangia, preferibilmente a foglia lunga, morbidine tipo l'avena, ma anche dure come il paleo (brachipodium pinnatum). Serve per far funzionare meglio l'intestino. Lo fa il lupo, lo fa il cane.
2) Predazione: sono d'accordo, non è sempre vero che il lupo attacchi alla zona retromandibolare, ma è così nella stragrande maggioranza dei casi. Mi è capitato di vedere e ravccoglier testimonianza di predazioni partite con morsi ai quarti posteriori e poi concluse con l'uccisone della preda (un daino) on morso classico. Questo perchè il lupo prendeva i daini mentre uscivano da un buco in una rete di un recinto.
3) Sia noi che il lupo emettiamo anche fuori dal nostro range di frequenze uditive. Solo una parte di queste le ascoltiamo, noi meno che il lupo.
Questo è importante perchè nel mettere insieme una attrezzatura per il wh dobbiamo puntare a strumenti che siano in grado di riprodurre tutto, anche quello che noi non siamo in grado di ascoltare, altrimenti ad i lupi manca una fetta di frequenze, che è probabile siano essenziali per lo stimolo. E' quindi probabile che noi gli spariamo una "spazzatura" di frequenze inutili, che a noi ci sembrano ululati, ma in cui non ci sono quelle chiave, quelle "alte".... che magari il lupo trova in una sirena d'allarme o sirena d'ambulanza....
4) Nel PNALM sono stati condotti studi sull'ecologia alimentare del lupo prima e dopo la reintroduzioine/affermazione dei cervi; si vede chiaramente che con l'arrivo di questa nuova risorsa trofica (Lovari & co), il lupo inizia a sfruttarla in modo consistente, lasciando perdere spazzature e pecore. Ma non è sempre così. Questa è da prendere come regola generale. Come detto più volte ogni famiglia di lupi, se "impara" uno stile di vita che funziona lo trasmette alle progenie. Così in Italia (nel contesto in cui lavoro) che in altri paesi, ci sono branchi vicini che a parità di condizioni ecologiche hanno una ecologia alimentare completamente diversa e non spiegabile se non assegnando un ruolo determinante alla "sperimentazione" e "trasmissione culturale" degli individui.
5) Che la presenza di ungulati selvatici aiuti il lupo mi pare ovvio, non sono certo che questa permetta di contenere i danni. Sicuramente se ci sono ungulati selvatici, in particolare il cinghiale, il lupo è facile che si insedi o re-insedi nell'area (se è raggiungibile); a quel punto preda i cinghiali, in primis; ma poi quello che succede non è mai stato studiato e anche se lo fosse non credo che sia esportabile a tutte le realtà. Stiamo parlando del lupo, una specie che preda un asino, come una papera.... Rimango sempre a bocca aperta a sentire i racconti del buon erreotto e dei suoi lupi. Quello che qui fan le volpi, laggiù lo fanno i lupi. Eppure sono la stessa specie e (forse) sottospecie.
Generalizzare le osservazioni è come pensare che tutti gli italiani siano uguali (ma nel modo accademico c'è chi questo ancora non l'ha capito).
6) sugli ululati, per esperienza e non per dati vi dico che per i nostri lupi (che sono secondo me, ripeto, non hanno niente a che vedere se non una parte del nome con quelli di mech) se hanno i cuccioli sono questi i primi a rispondere. Spesso solo loro. In stagioni diverse dall'estate può darsi, è probabile che studi del genere siano fatti in aree faunistiche in cui le condizioni secondo me non è detto che siano uguali alla natura.

Se ho il tempo continuo... domani

ciao, d.
Duccio Berzi, Presidente Canislupus Italia.

"Che siete colti ve lo dite da voi. Avete letto tutti gli stessi libri. Non c'è nessuno che vi chieda qualcosa di diverso". D.L.Milani

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bucaneve
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Re: "QUESTIONARIO"

Messaggio da bucaneve » 26 apr 2009, 12:24

sulle tecniche di predazione c'e' un interessante relazione su questo pdf a pagina 56/57/58.

http://www.lcie.org/Docs/Damage%20preve ... tecnia.pdf
Mi dispiace se non riesco ad impaginarlo meglio.


LE BASI BIOLOGICHE E COMPORTAMENTALI
DEL DIFFERENZIAMENTO TRA ATTACCO DA
PARTE DI CANI E DI LUPI

Il “comportamento predatorio” viene definito come
“un’interazione interspecifica che include una sequenza
di azioni per mezzo delle quali una preda
viene uccisa e mangiata” (Krames et al. 1973 ).
Il Cane Domestico (Canis familiaris) è un carnivoro
filogeneticamente molto vicino al Lupo, specie
da cui è derivato recentemente (Wayne et al. 1989,
citato in Evans 1993; Wayne et al. 1992). Si può
senza dubbio asserire che il cane sia la specie che
da più tempo si è coevoluta a stretto contatto con
l’uomo. Una volta avvenuto l’addomesticamento,
l’uomo ha tentato di selezionare il cane affinché risultasse
utile ai suoi diversi scopi: la caccia, la
guardia, ecc.. Così, da centinaia di anni si sono venute
a creare varie razze di cani, con morfologia,
attitudine e carattere dissimili tra loro, ciascuna
delle quali esaltante maggiormente una o più caratteristiche
volute dall’uomo. Si è giunti quindi
alla situazione attuale, che conta la presenza di
oltre 400 diverse razze canine, che non sono altro
che il risultato di una scelta artificiale operata arbitrariamente
dall’uomo (Clutton-Brock 1992).
A differenza di quanto accade in un branco di lupi,
dove i cuccioli perfezionano le tecniche di caccia
osservando la madre e gli altri membri del branco
durante le fasi di inseguimento, attacco e uccisione
della preda, nel cane questa componente viene
a mancare. Infatti, i cani, spesso vengono allontanati
da cuccioli dalla madre e adottati dall’uomo
molto precocemente. Ciò comporta la privazione,
durante l’ontogenesi, di quel periodo che il cucciolo
dovrebbe trascorrere con la madre ed i fratelli,
fondamentale per lo sviluppo di un comportamento
predatorio efficace. Al cane vengono quindi a
mancare le esperienze necessarie per l’apprendimento
delle tecniche di caccia, del comportamento
predatorio e della capacità di riconoscere una
preda cacciabile da una non cacciabile (Zimen
1971). Questo è il motivo che spiega come, per il
cane, la caccia e la predazione assumano solamente
un ruolo occasionale e secondario per la sopravvivenza
(Anonimo 1980; Barman & Dumbar
1983; Daniels 1983).
Esistono diversi studi che confermano che i cani,
nel caso in cui non vengano nutriti direttamente
dall’uomo, tendano a cibarsi esclusivamente di rifiuti
o di cibo comunque originati dall’uomo (Anonimo
1980; Barman & Dumbar 1983; Daniels
1983; Beck 1974, Fico 1995). Dato che la caccia
non è indispensabile per sopperire al suo fabbisogno
nutritivo, si suppone che non sia la necessità
di soddisfare la propria fame che spinge il cane a
predare. E’ questo il motivo per cui, in questa specie,
viene a mancare la selezione naturale che favorisce
quegli individui in grado di compiere efficacemente
una predazione.
In uno studio condotto in Gran Bretagna si è osservato
che gli inseguimenti di cani su cervi,
anche se non si concludono con l’uccisione diretta
degli inseguiti, possono provocarne notevoli spostamenti,
alterazioni comportamentali, rischio di
ferimenti e alterazioni fisiopatologiche che portano
gli animali inseguiti a morte per stress (Bateson &
Bradshaw 1997, citato in Genovesi & Duprè
2000).
O’Farrel (1991) ritiene che nell’atto predatorio dei
cani, in particolare nell’inseguimento della preda
che fugge, vi sia una notevole componente autogratificante;
quindi il comportamento si manifesta
indipendentemente dalla fame o dalla possibilità
di consumare la preda.
Si ritiene che lo stimolo chiave che innesca il comportamento
predatorio nel cane sia dato dalla visione
della preda (oggetto, animale o persona) in
fuga o in movimento. Capita spesso che il cane cominci
istintivamente ad inseguire una “preda”
senza che abbia la finalità di abbatterla (automobili,
ungulati selvatici, domestici, il postino in bicicletta),
in quanto esso non è in grado di distinguere
una preda cacciabile o meno e, soprattutto, non
la insegue con la finalità di ucciderla e nutrirsene.
Probabilmente questa è una delle ragioni per cui le
cacce dei cani domestici sugli ungulati selvatici si
rivelano spesso infruttuose (Causey & Cude 1980;
Beck 1974; Anonimo 1980). L’inseguimento delle
prede può prolungarsi anche delle ore, causando
un notevole stress anche in quegli individui non
direttamente inseguiti . Questi animali si presenteranno
esausti, spaventati, all’erta, traumatizzati fisicamente, con scolo schiumoso dalle narici o
dalla bocca (sintomo di edema polmonare).
Un importante fattore che condiziona l’effettiva riuscita
del tentativo di predazione (e cioè l’abbattimento
della preda) è l’esperienza del predatore
che, come spiegato prima, spesso manca ai cani
(Trumler 1974).
I cani quindi, privi di esperienza e di insegnamenti
materni, generalmente hanno grosse difficoltà
ad atterrare ed uccidere efficacemente la preda.
Per questo motivo i cani tentano di bloccare la
preda mordendola a caso in più parti del corpo
(soprattutto quelle che offrono facili “appigli”:
coda, orecchie, mammella, piega della grassella),
balzando addosso in modo non coordinato (Klingler
& Breitenmoser 1983) e lasciando sul mantello
evidenti segni di unghiate (dato che le unghie
del cane sono ottuse non provocano sanguinamento
esterno) (Molinari et al 2000). Per questo
motivo il più delle volte la preda non viene uccisa,
ma viene ferita più o meno superficialmente in diverse
parti del corpo nelle zone che il cane ha tentato
di afferrare per abbatterla. Le lesioni, spesso
mai gravi e comunque difficilmente in grado di
provocare di per sè la morte della preda, sono localizzate
soprattutto a livello di:
- coda, orecchie, mammella (capezzoli): in queste
zone si possono riscontrare lacerazioni, lesioni
da strappamento, mutilazioni;
- faccia: a questo livello si possono riscontrare
anche lesioni da graffio, soprattutto in prede di
grosse dimensioni;
- groppa;
- torace;
- fianchi;
- porzione ventrale e laterale della parete
addominale;
- gola;
- inguine;
- arti posteriori ed anteriori.
A differenza del Lupo, che morde la preda in aree
vitali, in particolare una, come si vedrà in seguito,
con la forza e con l’intento di ucciderla, il cane manifesta
oltre ad una casualità di morsi, una “gradualità
del morso” (inibizione del morso), che determina
sulla preda numerose ferite spesso non
mortali. Inoltre mentre il Lupo quando morde è in
grado di sviluppare sulle cuspidi dei denti una
pressione di oltre 106,2 kg/cm2, tale da troncare
di netto il femore di un bovino, (Lopez 1978), il
cane infligge morsi molto più lievi (circa 53
kg/cm2, in un pastore tedesco; cfr. Flauto E.R., in:
http://www.wolfcountry.org), superficiali, non in grado,
generalmente, di provocare danni gravi anche se
localizzati in aree vitali del corpo della preda.
Data la ridotta potenza iI morsi del cane non sono
in grado, generalmente, di offrire una buona presa
sul corpo della preda; quando questa si divincola,
il cane, per tentare di afferrarla meglio, la morde
più volte, provocando le lesioni multiple. Spesso,
nel caso in cui il cane stia predando delle pecore,
nel tentativo di morderle, afferra il vello, che si
strappa, disseminando così brandelli di pelo lungo
tutto il percorso dell’inseguimento. Il vello diffuso
sul luogo dell’attacco manca, generalmente, negli
attacchi da Lupo (R. Fico dati non pubbl.). Inoltre,
i morsi dei cani possono essere così inefficaci, da
non riuscire nemmeno a lacerare la superficie cutanea
della preda, provocando contusioni evidenziabili
solo con lo scuoiamento sottoforma di
pandimenti emorragici e soffusioni a livello sottocutaneo.
Le prede aggredite dai cani potranno venire a morte
in seguito, o per lo shock, o per l’infezione delle lesioni
riportate (Schaefer et al. 1981), ma solo raramente
morirà a causa diretta delle lesioni.
Bisogna comunque tener presente che esistono
anche dei cani che possono essere particolarmente
portati ad effettuare un attacco efficace, ad un
esempio quelli appartenenti a razze di tipo nordico-
primitivo (Siberian Husky, Alaskan Malamute,
Samoiedo), i quali, geneticamente molto vicini al
Lupo, possono presentare un comportamento predatorio
simile a quello del predatore ancestrale.
Ci sono diversi studi che documentano la possibilità
che, in presenza di più prede, i cani possano
arrivare a ferire, senza uccidere, molti animali
(Owens 1984; Klingler & Breitenmoser 1983).
In America, dove spesso la diagnosi differenziale
nei casi di predazione riguarda cane e coyote,
molti Autori (Bowns 1976; Roy & Dorrance 1976;
Schaefer et al. 1981; Umberger et al. 1996; Tapscott
1997; AA.VV., 1998 a,b,c) attribuiscono la
predazione ai cani quando sono presenti queste
caratteristiche:
- presenza di un numero elevato di pecore ferite;
- mutilazioni indiscriminate, ma non fatali a livello
della testa, collo, fianchi, costato, spalle, quarti
posteriori ed anteriori, mammella, orecchie e
capezzoli strappati;
- le prede uccise non vengono consumate e raramente
il predatore torna a cibarsi sulla carcassa
della preda uccisa;
- l’attacco può avvenire in qualsiasi momento del
giorno (in quanto il cane non teme l’uomo);
- dato che il cane è un cacciatore inesperto l’attacco
dura per un periodo prolungato, si attua
su di un terreno molto esteso (le eventuali carcasse
o gli animali feriti sono sparsi su di un’area
diffusa; sono presenti brandelli di vello sparpagliati
attorno al sito dell’attacco), gli animali
sono attaccati indipendentemente dalla loro età
(il cane non è un cacciatore selettivo);
- perdite indirette del bestiame in seguito agli attacchi:
ferite infette, stress, aborto, calo di incremento
ponderale, calo della produzione di latte,
esaurimento, soffocamento.
Questi Autori concordano nel sostenere che il cane
è un predatore inefficiente e che le caratteristiche
della predazione sono tipiche. Una carcassa di un
animale predato da un cane presenterà quindi:
- lesioni riferibili a morsi e a graffi disposte disordinatamente
su tutto il corpo (orecchie, faccia,
gola, spalle, torace, fianchi, mammelle, arti anteriori
e posteriori); morsi di diversa profondità e gravità;
- nel caso in cui la predazione sia effettuata contemporaneamente
da cani di taglia diversa1,
sul corpo dell’animale si trovano morsi di varia
grandezza;
- il rinvenimento di sierosità schiumosa emorragica
nella trachea può essere indicativo di un
lungo inseguimento con conseguente edema polmonare
causato da insufficienza cardio-respiratoria.
Il Lupo, al contrario, è un predatore specializzato.
Gli animali domestici, anche se sani, sono delle
prede relativamente “facili” per il Lupo (Boitani &
Soccodato 1979). Ciò accade sia perché il bestiame,
“grazie” al processo di addomesticamento, ha
perso gran parte del comportamento antipredatorio,
sia perché le tecniche di allevamento, rendono
gli animali facilmente soggetti alle predazioni;
come ad esempio i cavalli impastoiati lasciati di
notte al pascolo. Queste pratiche di allevamento
possono facilitare la predazione. Gli animali domestici
vengono attaccati di notte o al crepuscolo nel
caso di bovini ed equini lasciati incustoditi, mentre
le pecore sono attaccate anche di giorno (Cozza
et al. 1996a ), soprattutto in condizioni meteorologiche
avverse.
Il Lupo sceglie accuratamente la sua preda e la attacca
in modo silenzioso e mirato. Se la preda prescelta
è di piccola mole, come una pecora, l’attacco
viene portato nella parte anteriore del corpo
(muso, collo, gola) ed, al massimo, questa viene
trattenuta per i quarti posteriori prima che venga
inferto il morso letale alla gola (Ewer 1973; Mech
1975).
In particolare, alcuni autori ritengono che il morso
alla gola sia l’unica lesione letale evidenziabile in
animali predati di taglia medio-piccola (Fico et al.,
1998; Molinari et al., 2000). A questo proposito si
ricordi come il ritorno del Lupo nella Murgia (Puglia)
sia stato rivelato da una predazione su alcune
pecore che presentavano, come unica lesione
letale, l’impronta di un unico morso inferto nella
regione laringo-tracheale (R. Fico com. pers.), nel
terzo anteriore del collo. Anche Ragni (1990) riferisce
di un episodio di predazione su 3 pecore tutte
uccise nello stesso modo: un unico morso alla gola
(Carucci & Zacchia 1999).
Raramente il Lupo attacca le prede di taglia
medio-piccola (ovini, caprini) ai quarti posteriori;
questo sito di attacco è tipico delle predazioni di
animali di maggiore mole, quali bovini e cavalli, vitelli
e puledri. Durante l’inseguimento questi vengono
azzannati più volte ai fianchi o alle cosce, con
emorragie sottocutanee molto abbondanti. In questo
caso le lesioni inferte sono molto gravi e consistono
nell’asportazione completa di gruppi muscolari,
soprattutto a carico degli arti posteriori (Fico
et al., 1998; Molinari et al., 2000). Una volta bloccata,
la preda viene spesso soffocata da morsi al
muso. Può accadere che la preda sfugga all’attacco
e resti in vita, ma comunque l’animale è destinato
a morire, in quanto fortemente mutilato (Fico
et al., 1998). Questo comportamento predatorio è
perfettamente noto agli allevatori delle aree in cui
il Lupo non è mai scomparso ed essi sono perfettamente
in grado di distinguere l’attacco da parte
di cani o di lupi ma chiaramente, per la differente
rapidità od entità dei rimborsi, a seconda della
legge in vigore, tendono a “forzare” la decisione del
personale accertatore verso la conclusione che si
sia trattato di lupi.

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Re: "QUESTIONARIO"

Messaggio da hycanus » 26 apr 2009, 12:47

bucaneve ha scritto:Raramente il Lupo attacca le prede di taglia
medio-piccola (ovini, caprini) ai quarti posteriori;
questo sito di attacco è tipico delle predazioni di
animali di maggiore mole, quali bovini e cavalli, vitelli
e puledri. Durante l’inseguimento questi vengono
azzannati più volte ai fianchi o alle cosce, con
emorragie sottocutanee molto abbondanti. In questo
caso le lesioni inferte sono molto gravi e consistono
nell’asportazione completa di gruppi muscolari,
soprattutto a carico degli arti posteriori (Fico
et al., 1998; Molinari et al., 2000). Una volta bloccata,
la preda viene spesso soffocata da morsi al
muso. Può accadere che la preda sfugga all’attacco
e resti in vita, ma comunque l’animale è destinato
a morire, in quanto fortemente mutilato (Fico
et al., 1998). Questo comportamento predatorio è
perfettamente noto agli allevatori delle aree in cui
il Lupo non è mai scomparso ed essi sono perfettamente
in grado di distinguere l’attacco da parte
di cani o di lupi ma chiaramente, per la differente
rapidità od entità dei rimborsi, a seconda della
legge in vigore, tendono a “forzare” la decisione del
personale accertatore verso la conclusione che si
sia trattato di lupi.


Questo comportamento predatorio potrebbe essere riferito anche alle immagini postate su NM relative alla presunta predazione su una cerva e commentate anche su questo forum. Se ben ricordate sull' ungulato (di taglia assimilabile ad un giovane vitello) sembravano essere presenti sugli arti posteriori ecchimosi ed ematomi che indicherebbero un bloccaggio dell' animale prima che venisse inferto il presunto morso mortale in zona retromandibolare.
Sento questa mia vita che sfugge, ma che non sfugge, perché è parte della stessa vita di quegli alberi. Una cosa bellissima, il disfarsi nella vita del cosmo ed essere parte di tutto. (Tiziano Terzani)

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Re: "QUESTIONARIO"

Messaggio da pigrofalco » 26 apr 2009, 18:47

Ok grazie a tutti! aspettiamo che anche altri magari si esprimano per tirare poi qualche conclusione.
Suggerirei sommessamente di rispondere o commentare citando semplicemente il numero del punto preso in esame come da post iniziale, quindi 1)...; 2).... etc.,

aggiungo una considerazione personale... il fatto di non avere nozioni scientifiche inequivocabili in qualità di purissimi non addetti ai lavori :lol: non dovrebbe impedire ad alcuno di esprimere impressioni personali, dopo mesi ormai di lettura di documenti, valutazione di dinamiche, presa in esame di fatti, inerenti le questioni di cui parliamo.Diversamente qua potrebbero postare solo Duccio, Erreotto, Ettore e nn so chi altro.E di questo passo però questo rimarrebbe il forum con 100 iscritti dove scriviamo (poco) solo in 6 e più che altro post mono o bi-riga di assenso!!Coraggio!! :mrgreen:
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Re: "QUESTIONARIO"

Messaggio da erreotto » 27 apr 2009, 00:55

hycanus ha scritto:
pigrofalco ha scritto: questo invece mi coglie di sorpresa, avevamo sempre letto e detto, con Duccio e Erreotto, che classicamente il lupo uccide con morso retromandibolare....


non credo che sia una regola assoluta...per istinto il lupo attacca alla gola, ma durante le concitate fasi della predazione può essere che per bloccare l' animale vengano inferti morsi anche in altre parti del corpo determinando ferite più o meno profonde e/o fratture osee prima di arrivare alla zona retromandibolare. Nel frattempo la preda potrebbe morire anche in seguito a collasso cardiocircolatorio da stress


Lo ripeto ancora : il lupo nel caso di PECORE O CAPRE DI ALLEVAMENTO cerca subito l'abbattimento e quindi ''quella '' metodica : opera in spazi antropizzati ,ha fretta,puo' essere scoperto e sa che con quel morso la pecora stramazza a terra immediatamente.E' il suo lavoro e lo sa far bene.
Se vi facessi vedere tutte le foto di tutte le predazioni che ho vi convincereste subito .
RICORDATEVI CHE STIAMO PARLANDO DI PECORE E CAPRE DI ALLEVAMENTO di solito le statistiche si fanno con attacchi a questa tipologia di allevamento perche' in questo settore i dati sono ottimali :con il bestiame domestico arrivo presto sul luogo della predazione e vedo lesioni fresche ,cosa non possibile di solito con predazioni sui selvatici.
Conosco Rosario dal 1998 anno in cui partecipai alla sua ''lezione'' sulle metodiche per l'accertamento del danno.
Nel pdf postato si parla appunto della possibilita' di distinzione tra lupo e cane e ''quella'' e' la metodica da usare e Rosario sicuramente concorda su questo ( gli chiedero' se nel 1996 avesse idee contrarie ma mi sembra strano...non vorrei che ci fosse un errore ...) .
DIVERSO il discorso per predare un vitello,un capriolo,un cervo ,un daino etc... aumenta la dimensione delle prede,corrono piu' velocemente,alcune hanno comportamento antipredatorio sviluppato ..insomma tutto si complica.
Ultima modifica di erreotto il 14 mag 2009, 23:13, modificato 1 volta in totale.
Ciao G.

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Re: "QUESTIONARIO"

Messaggio da Duccio » 27 apr 2009, 09:29

pigrofalco ha scritto:il fatto di non avere nozioni scientifiche inequivocabili in qualità di purissimi non addetti ai lavori :lol: non dovrebbe impedire ad alcuno di esprimere impressioni personali, dopo mesi ormai di lettura di documenti, valutazione di dinamiche, presa in esame di fatti, inerenti le questioni di cui parliamo


Concordo con pigrofalco: AVANTI TUTTI!! NON VI LASCIATE INTIMORIRE!!
e ricordate che spesso anche grandi lavori sono pieni non di errori, ma di vere e proprie BESTIALITA'!!
Duccio Berzi, Presidente Canislupus Italia.

"Che siete colti ve lo dite da voi. Avete letto tutti gli stessi libri. Non c'è nessuno che vi chieda qualcosa di diverso". D.L.Milani

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Re: "QUESTIONARIO"

Messaggio da bucaneve » 27 apr 2009, 10:58

allora mi butto e sparo. Secondo me (forse) la dinamica di attacco potrebbe variare quando si tratta di una predazione su un cane di grossa taglia di carattere forte e dominante e che conosce bene le tecniche di difesa. In quel caso forse il lupo e' costretto a faticare un po' (se e' uno solo pero') e il colpo secco alla gola non e' immediato, un po' come avviene con i cavalli e i vitelli.
E in attesa dei vostri interventi intanto posto un 'altra parte interessante su quel pdf a pagina 60 e che spiega molto bene quello che avviene a livello fisiologico sul corpo della preda dopo l'attacco di lupo.


Nell’Isola d’Elba l’unico predatore responsabile di
attacchi al bestiame è il cane e, i dati disponibili
sui casi di predazione provocati da cane (n=14)
hanno messo in evidenza come, in tutti i casi, le
lesioni riscontrate sugli animali attaccati fossero
costituite da ferite riferibili a morso in varie parti
del corpo. Le lesioni da morso inferte dai cani non
sono state considerate dagli accertatori come
causa diretta della morte degli animali attaccati,
ma questa è stata invece attribuita genericamente
a collasso cardiocircolatorio. Pertanto la morte è
stata causata da politraumatismo associato allo
stress conseguente all’attacco disordinato dei cani
così come descritto da altri autori (Bowns 1976;
Roy & Dorrance 1976; Schaefer et al. 1981; Umberger
et al. 1996; Tapscott 1997; AA.VV., 1998
a,b,c, Bateson & Bradshaw, 1997).
In Abruzzo, ove coesistono popolazioni di cani vaganti
e lupi, causa ambedue di aggressioni al bestiame,
l’analisi dei casi di predazione (n=15), in
cui il predatore è stato univocamente identificato
in cane (n=7) o Lupo (n=8), ha messo in evidenza
due nette e diverse distribuzioni e tipologie di lesioni
da morso sul corpo delle prede a seconda del
predatore interessato. Negli attacchi da cani le lesioni
sul corpo delle prede corrispondono a quelle
riscontrate nell’Isola d’Elba. Infatti, anche in questo
caso le lesioni da morso sono diffuse in varie
parti del corpo e associate a politraumatismi (escoriazioni,
ferite lacere, graffi, contusioni).
Negli attacchi da Lupo la tipologia delle lesioni è
stata invece caratterizzata da ferite da morso (una,
al massimo due o tre) localizzate unicamente nella
regione retromandibolare del corpo della vittima
(terzo superiore del collo, cfr. Fig. 1). In questo
caso la morte degli animali predati è sopravvenuta
esclusivamente per l’effetto del morso inferto in
quest’area anatomica.
Il fatto che il Lupo possa uccidere una preda delle
dimensioni di una pecora, con un unico ed efficace
morso nella regione retromandibolare fa ipotizzare
che la conseguente lesione vada ad interessare
particolari strutture anatomiche. Quando il
Lupo morde la preda nella regione retromandibolare
esercita una violenta compressione, con lacerazione
dei tessuti profondi, in un’area interessata
dalla presenza di importanti strutture neurovascolari:
la carotide interna (Fig. 1) e le strutture neurovegetative
ad essa connesse, il nervo vago e i barocettori
presenti nella parete del vaso arterioso citato.
In molti casi anche la trachea è sede di lesioni causate
dal violento morso (frattura degli anelli
tracheali sottostanti l’area del morso).
Nei mammiferi, uomo compreso (Ganong 1991),
all’interno di quest’arteria, in corrispondenza del
seno carotideo, una piccola dilatazione dell’arteria
carotide interna, situata subito dopo il punto in
cui l’arteria carotide comune si divide in carotide
esterna ed interna, sono presenti dei barocettori, o
recettori di pressione, che vengono stimolati dalla
distensione della parete dell’arteria. In particolare,
a seconda delle variazioni della pressione sanguigna
all’interno del lume arterioso, i relativi neuromediatori
(adrenalina o noradrenalina) possono
presentare un aumento o una diminuzione della
frequenza di scarica. L’effetto è una stimolazione
dell’attività del centro vasomotore e cardioregolatore.
Nel caso di un brusco aumento di pressione
nel lume vasale, come avviene in seguito ad un
morso violento con compressione del vaso, si ha
un aumento della secrezione dei neuromediatori i
quali, da un lato inibiscono l’attività tonica del
centro vasocostrittore, dall’altro eccitano il centro
nervoso cardioinibitore. Dai barocettori carotidei
originano impulsi che risalgono lungo il piccolo
nervo di Hering o nervo del seno, ramo distinto del
glossofaringeo (IX) e gli impulsi quindi raggiungono
il nucleo del tratto solitario del midollo allungato.
Ne risulta una vasodilatazione generalizzata
con conseguente ipotensione, bradicardia e diminuzione
della gittata cardiaca (Aggugini 1998). La
contemporanea stimolazione compressiva del
nervo vago, che decorre nella doccia giugulare e
nella stessa area anatomica, accentua la bradicardia,
che, determinando una diminuzione della gittata
cardiaca, determina l’arresto cardiaco. L’associazione
di queste due violente stimolazioni provoca
nell’animale attaccato un collasso cardiocircolatorio
pochi secondi dopo il morso. Il morso alla
gola comporta anche una notevole compressione
della trachea contro le strutture osteoarticolari e
muscolari del collo ed infatti, nella carcassa, si
possono evidenziare spesso gli anelli tracheali fratturati).
La rapidità della morte, spiega anche l’assenza
dell’edema polmonare, presente invece negli
animali che muoiono per stress dopo un prolungato
inseguimento.
Risulta quindi evidente come, anche con un unico
morso nella regione retromandibolare, il Lupo
vada a danneggiare contemporaneamente più
strutture vitali della preda provocandone la morte
o il collasso in pochi secondi. Questa modalità di
aggressione risponde all’esigenza del Lupo di elaborare
una tecnica di caccia che gli consenta di
uccidere la preda con il minimo dispendio energetico,
ricavandone il massimo beneficio. Questa tecnica
di caccia (il Lupo affianca la pecora, la morde
alla gola e la tiene stretta fino a quando riesce ad
atterrarla) viene appresa dai piccoli osservando la
madre o gli altri componenti del branco mentre
cacciano e attaccano (Mech 1970). La tecnica
viene poi “raffinata” con l’esperienza.

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Re: "QUESTIONARIO"

Messaggio da pigrofalco » 28 apr 2009, 11:12

erreotto ha scritto:
RICORDATECI CHE STIAMO PARLANDO DI PECORE E CAPRE DI ALLEVAMENTO di solito le statistiche si fanno con attacchi a questa tipologia di allevamento perche' in questo settore i dati sono ottimali :con il bestiame domestico arrivo presto sul luogo della predazione e vedo lesioni fresche ,cosa non possibile di solito con predazioni sui selvatici.
Conosco Rosario dal 1998 anno in cui partecipai alla sua ''lezione'' sulle metodiche per l'accertamento del danno.
Nel pdf postato si parla appunto della possibilita' di distinzione tra lupo e cane e ''quella'' e' la metodica da usare e Rosario sicuramente concorda su questo ( gli chiedero' se nel 1996 avesse idee contrarie ma mi sembra strano...non vorrei che ci fosse un errore ...) .
DIVERSO il discorso per predare un vitello,un capriolo,un cervo ,un daino etc... aumenta la dimensione delle prede,corrono piu' velocemente,alcune hanno comportamento antipredatorio sviluppato ..insomma tutto si complica.

ecco mi pare che il punto sia un pò questo, il lavoro di tesi linkato (e appunto si immagina anche relazionato...)non focalizza specificamente l'aspetto predatorio sui domestici ma parla onnicomprensivamente, dunque sì... sarebbe in effetti interessante avere dal dott. Fico feeedback su questo presunto spostamento di posizioni rispetto al tema in questione.Anche a me profano appare logico che un lupo faccia con una pecora un pò quel che vuole e quindi scelga subito la via diretta della gola ( compressione dei barocettori ed effetto domino...) e che invece un capriolo o peggio un cervo siano più difficile da uccidere e quindi la loro predazione possa osservare tecniche non così 'standard' e stereotipate.
Alessio Pieragnoli, Consigliere Canislupus Italia.

"Percorse convinto le strade dell'equilibrio e ogni volta che si trovò di fronte al bivio che indicava l'onestà tirò dritto, pensando ad uno scherzo."

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Re: "QUESTIONARIO"

Messaggio da pigrofalco » 28 apr 2009, 11:15

9)
[..]La tecnica (WH) può invece essere applicata durante tutto l'anno, in regioni nelle quali
l'assenza del Lupo è stata confermata, per studiare il fenomeno dei cani randagi
(Boscagli 1982).

chiedo ancora...
questa che significa esattamente secondo voi?
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Re: "QUESTIONARIO"

Messaggio da pigrofalco » 28 apr 2009, 11:46

Sugli ululati, sì certo Luca ricordo bene che era presente anche Federico, io ricordo abbastanza nettamente che il primo ululato in mugello partì quando ancora Duccio non aveva spento il 'nastro' e mi pare di ricordare cuccioli per primi, mentre a Prato ricordo che almeno ad una delle risposte furono anche lì i cuccioli i primi...tu non hai possibilità di riascoltare quella registrazione su cellulare....?
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