Ospiti della perfida strega degli Aurunci...

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Lykas
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Ospiti della perfida strega degli Aurunci...

Messaggio da Lykas » 27 giu 2012, 14:09

Sui monti Aurunci c'è una misteriosa radura chiamata "Fossa Juanna". Si tratta della più grande dolina carsica presente sulle nostre montagne e prende il nome da un'antica leggenda.

Si narra infatti che qui viveva una strega o una donna di facili costumi di nome "Juanna" (o "Joanna") che faceva "sortilegi, preparava filtri magici e si abbandonava a riti satanici". La povera Juanna fu uccisa proprio in quella dolina da un gruppo di briganti dopo che ebbe svelato dove era ubicato il loro nascondiglio ai gendarmi.

I pastori della zona raccontano strane storie e dicono che i cavalli che passano lì la notte vengono ritrovati la mattina seguente con le criniere annodate in fitte treccine. Si dice anche che non sia tanto consigliabile campeggiare nel luogo di notte e che nessuno sia riuscito a resistervi per una notte intera. Pare che ad inizio estate ancora si riuniscano le streghe, dedicandosi alle danze e a i riti magici.

La leggenda dice inoltre che il 24 Giugno appaia il fantasma della povera Juanna. La data non è affatto casuale, si tratta infatti di San Giovanni che, oltre ad essere il giorno dell'onomastico della nostra streghetta, è considerato "il giorno dell'anticristo" perchè cade giusto 6 mesi prima del Natale. In realtà, come per il Natale cristiano, si tratta di un giorno che cade in un periodo fondamentale per il ciclo del sole, il solstizio d'estate.

A ciò bisogna aggiungere che le streghe famose per intrecciare i crini di cavallo vengono dette "Janare" da queste parti. Bene, ora, dopo aver fatto caso alla evidente assonanza fra (San) Giovanni, Juanna e janara (=strega), bisogna chiedersi cos'è che accomuna queste 3 parole.
Dunque, la parola "janara" altro non è che la corruzione linguistica del nome della dea "Diana">Djana>djanara (seguace di Diana) oppure da Janus (Diano/Giano, il dio bifronte) e la sua consorte che sembra si chiamasse per l'appunto "Janua" (Juanna!);
Giano, antica divinità bifronte degli Italici, veniva identificato col Sole nel suo ciclo giornaliero e annuale.
Tutti sappiamo come il cristianesimo, al pari di quello che fece l'impero romano, non impose violentemente le proprio credenze, non subito almeno, bensì adottò un processo di sedimentazione sulle vecchie religioni pagane che celebravano i cicli della natura sostituendone i nomi ma conservando le date e i rituali.
Le tracce delle incongruenze date da questo processo di "sincretismo religioso" sono sotto gli occhi di tutti, basta guardare i nomi dei giorni della settimana o quelli dei mesi dell'anno... oppure chiedersi il perchè, sebbene il cristianesimo si professi come una religione monoteista, i suoi credenti si affidino ad una moltitudine di santi e martiri pressochè sterminata e variabile a seconda dell'area geografica.
Quando il cristianesimo si diffuse con forza cominciò a repriremere con la morte e la tortura tutte le manifestazioni dell'antico credo che altro non faceva che celebrare i cicli della Natura (personificandoli come dei).
Tutto ciò che non poteva essere cancellato fu semplicemente ripolarizzato come cattivo, maligno, satanico... così Diana/Diano e le sue seguaci, "le djanare", furono bollate come streghe malefiche e messe al rogo o coperte da quell'oscuro velo di superstizione.
Molti studiosi cristiani hanno avuto dubbi sul fatto che Gesù possa essere davvero nato a Dicembre date le descrizioni date nei Vangeli ma poco importa: Dio non poteva che nascere quel giorno, attorno al solstizio d'inverno, quando il Sole comincia il suo nuovo ciclo vitale e assieme a lui la Natura sul nostro pianeta... e la notte delle streghe, della manifestazione del male non poteva che trovarsi al suo opposto, nel solstizio d'estate, giorno in cui il Sole, toccato il suo punto di declinazione massima lungo l'eclittica, comincia la sua fase di discesa.

Tornando alla nostra misteriosa dolina sugli Aurunci, io con altri due amici abbiamo sfidato la superstizione e ci siamo accampati lì per passarvi la notte tra il 23 ed il 24 di Giugno. A parte un magnifico toro bianco a guardia perenne di quella suggestiva radura non abbiamo avuto alcun segno della presenza della povera Juanna ma solo della bellezza, del vigore e della rigogliosità della Natura che in questo periodo dell'anno tocca il suo punto massimo.
Abbiamo levato le tende alle 4 del mattino per goderci sulla cima più alta degli Aurunci, il monte Petrella (mt 1533), il saluto del protagonista di tanta bellezza, il Sole.

vi lascio con il video di questa bellissima esperienza con vista della dolina e dell'alba del giorno seguente sugli Aurunci e su tutto il golfo di Gaeta:


https://vimeo.com/44671527
Ultima modifica di Lykas il 27 giu 2012, 17:12, modificato 1 volta in totale.
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Re: Ospiti della perfida strega degli Aurunci...

Messaggio da vigorius » 27 giu 2012, 16:02

Bellissimo filmato Lykas,
il posto somiglia tantissimo , essendo carsico, alla nostra Calvana (purtroppo assunta ai titoli di cronaca per un tragico evento proprio in questi giorni),
e la dolina di Joanna e simile a quella, altrettanto grande di Cantagrilli, di cui ti posto una vecchia immagine dell'inghiottitoio centrale (m'è rimasta solo questa,è
un pò bruttina) ma per rendere l'idea.
ciao
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Re: Ospiti della perfida strega degli Aurunci...

Messaggio da Lykas » 27 giu 2012, 17:13

Molto interessante! sai se per caso esistono leggende circa streghe o altro legate a questo luogo?
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Re: Ospiti della perfida strega degli Aurunci...

Messaggio da vigorius » 27 giu 2012, 20:28

Sicuramente esistono moltissime leggende su la Calvana, molti popoli l'hanno abitata lasciando tracce più o meno visibili.
in tempi attuali una delle più,come dire...folkloristiche, e la frequentazione degli ufo. la settimana scorsa è partita una ... spedizione
notturna (gli ufo si vedono meglio di notte) , nella speranza di un incontro ravvicinato.
Per quelle storiche, confesso la mia ignoranza, non le conosco, dovrei fare delle ricerche. Il periodo Medievale è sicuramente rappresentato e raccolto
da qualche studioso locale.
ciao
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Re: Ospiti della perfida strega degli Aurunci...

Messaggio da poggioallorso » 28 giu 2012, 04:51

lycas, grazie per il tuo interessantissimo excursus sulla religione e l'assonanza dei nomi (la lingua degli uccelli, o l'argot). dopo una ricerca mia personale sul periodo medievale in val di bisenzio, quando dominavano gli alberti e la rocca cervaja era attiva, ho trovato alcune leggende...
te le incollo qui, dal master di un libro sugli alberti fatto di ricerche fotografiche e storiche...

STORICHE LEGGENDE


Si parla da sempre d’un tesoro che dovrebbe celarsi sotto i tanti metri di detriti che alzano il pavimento della Rocca. Chi dice che questo stia in profondità sepolto nella cisterna, chi dice nella base del mastio. Perfino vi hanno provato a scavare, ma essendo il terreno tanto impervio, alcuni si son fatti del male e attribuiscono questo ad una sorta di maledizione degli Alberti, gelosi ancor oggi dei propri possedimenti. E che fossero attaccati ai materiali beni, è certo, molto più dell’esistenza d’un tesoro. Ma tesoro è, e sarebbe, poter davvero custodire come si conviene questa magnifica struttura, degna, e per l’arte con cui è stata edificata e per gli eventi importanti al territorio che vi sono successi, della massima attenzione e rispetto.
Altro dire fantasioso è quello che mette gli spiriti all’interno della Villa Eldermann, detta da sempre la “casa degli spiriti” appunto. Quanti sono stati i ragazzi di vallata (e tra questi anch’io) oggi cinquantenni che non son corsi colle biciclette a curiosarvi dentro, quando ancora essa ancora esponeva se stessa, innocente, agli intrusi e mostrava mobili e carte che risalivano perfino all’ottocento?
E anche, il camminamento sotterraneo che dovrebbe unire questa Villa alla Rocca direttamente, facendo sì che gli uomini d’armi salissero lassù inosservati, giungendo incolumi tra le braccia degli Alberti. Come si possa poi pensare a un camminamento tanto profondo da correre persino sotto il letto del Bisenzio e sotto la dura roccia stessa, è un mistero… E camminamento di tal genere, o meglio cunicolo sotterraneo, sembra unire anche la Villa Guicciardini, o Fattoria d’Usella, ex notevole postazione degli Alberti, alle cantine che le appartenevano situate dietro l’ufficio postale odierno.
Infine, i trabocchetti che servivano, alla bisogna, per eliminare inopportuni ospiti: venivano aperti all’improvviso e chi vi stava sopra partiva per un rocambolesco volo di metri per finire, sfracellato, sulle rocce sottostanti, a farsi lambire gli stivali dall’acqua fredda del fiume.
Ma leggende ben più definite hanno la loro parte nella storia, specie quando sono confermate da documenti ufficiali, come quella che segue:






“IL SASSO ALLE FATE”

Era il mese di gennaio del 1133, una notte particolarmente gelida teneva chiusi sia gli usci delle casupole di legno che i portali dei grandi castelli. Proprio in uno di questi, quello dei Conti Alberti posto in Luicciana, era una grande festa data dal Conte Uguccione, figlio di Cecilia e di Alberto detto il Nottigiova. A questa festa partecipava anche Erigarda, figlia del giudice Guidone e innamorata del Conte Uguccione, che aveva promesso di sposarla, ma non si decideva a farlo, così che ella viveva ormai da tempo nel “mal d’amore”. Il giudice soffriva molto del patimento della figlia ma soprattutto soffriva dell’onta portata alla famiglia per questo eterno tergiversare e in cuor suo tramava di vendicare presto tutto questo…
Nella notte, irrompendo tra i canti e i suoni della festa, due messi portarono al Conte la cattiva novella che l’anziana Lavinia degli Alberti stava morendo nel castello di Vernio e chiedeva per l’ultima volta di rivedere il nipote Uguccione. Egli, mosso dalla speranza di ricevere grassa eredità ma non volendo perdere il finale della festa, si mosse tosto per raggiungere l’ava, chiedendo ai messi di accompagnarlo. Lungo il cammino i due però cambiarono strada, adducendo che avevano, nel recarsi dal Conte, trovato l’usuale impraticabile per la neve e così dicendo, si portarono sul sentiero che, invece di giungere a Vernio, voltava per il Poggiolino.
Passato il torrente Fiumenta, da dietro una grande roccia sporgente, sbucò a un tratto un terzo uomo che assalitì fulmineo Uguccione e infine, assistito dai due complici messi, lo incatenò gettandolo nel fondo di una grotta a cui si accedeva da un lato della roccia. In un lampo, Uguccione riconobbe nel suo aggressore Tebaldo da Cerraia, l’uomo al quale aveva portato via il cuore di Erigarda.
Il desiderio di vendetta di Tebaldo fu così violento da portarlo a non uccidere il Conte, ma a chiuderlo per sempre, vivo e incatenato, nel fondo della grotta per poi fuggire repentino, assieme ai due messi.
Essendovi nelle vicinanze del luogo una sorgente usata dagli uomini del popolo, per molti giorni fu detto di sentire dei lamenti uscire dalla grotta e i semplici pensarono che fossero fate che cantavano, non curandosi di indagare oltre. Per questo ancor oggi quel posto si chiama “Sasso alle fate”.
La mattina successiva alla sparizione di Uguccione, anche Erigarda fu trovata inspiegabilmente morta.
Dopo molti anni, alcuni pastori scoprirono, dentro la grotta del Sasso alle Fate, lo scheletro di un uomo incatenato e già qualcuno sospettò che si trattasse dello scomparso Uguccione visto che, da quella notte di tormenta del 1133 non si era saputo più nulla di lui.
In seguito, dopo molti anni ancora, fu trovato il testamento del giudice Guidone, che in punto di morte, vi confessava l’uccisione di Uguccione e della figlia Erigarda per porre fine alle pene di lei e per salvare l’onore ormai macchiato della famiglia da una promessa di matrimonio mai mantenuta.

Un’altra leggenda, quasi sconosciuta ma certamente inquietante:


NELFIA E LA SERPE BIANCA

…”verso la fine del 1000, viveva alla Rocca di Cervaja una giovinetta, figlia di quegli Alberti che avevano conquistato quel posto col ferro e col fuoco, chiamata Nelfia e al tempo dei fatti qui narrati, non più che quattordicenne. Questa giovane era tenuta continuamente segregata per il suo carattere indomito e trasgressivo e guardata a vista da un frate laico, chiamato per questo motivo il Guardiano, a cui era stata mozzata la lingua per aver rivelato, anni addietro, i segreti del suo signore. Ma la ragazza era estremamente piacente e i soldati che capitavano da quelle parti, anche vedendola per un istante apparire tra le mura, ne rimanevano conquistati. Così alcuni di loro cercarono d’incontrarla e il frate Guardiano, impietosito dalla segregazione di Nelfia e comprato dai denari dei soldati, ben presto divenne protettore di questi incontri, segreti e rari, consumati nei sotterranei al lume delle torce. Ma tanto era il timore che il frate aveva delle punizioni crudeli del suo padrone, che decise di eliminare, di volta in volta, gli unici testimoni di ciò che accadeva nell’ombra: all’uscire quindi dei soldati dai sotterranei, li conduceva, con la scusa di guidarli, nei pressi di un trabocchetto e ve li gettava, così che i loro corpi si sfracellavano sulla roccia che a picco scende fino al fiume sottostante, a saldare il conto dell’avuto. Da allora, ogni volta che il Bisenzio si tingeva di sangue, era perché Nelfia aveva avuto un nuovo amante. Ancor oggi si dice che Nelfia si aggiri inquieta attorno alla sua dimora, sotto le spoglie di una serpe bianca e snella.”
Certo, è una leggenda, ma se vi trovate una sera tiepida di primavera, nei pressi della Rocca Cervaja e respirarne l’aria e ad ammirarne i resti ed incappate in una serpe bianca, per favore, non disturbatela: potrebbe davvero essere Nelfia che cerca di ritrovare l’anime degli amanti persi.


per quanto riguarda la calvana esiste la leggenda della fonte alle fate, fonte situata all'interno di una breve grotta dalla quale sembra uscire il canto delle fate in determinate notti estive...

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Messaggio da vigorius » 28 giu 2012, 12:52

Mi viene in mente una storia , non so se leggenda o fatto storico. La vicenda del pastorello Alceste e la contessina ( di cui non ricordo il nome) figlia di un conte Bardi di Vernio. La contessina si innamorò del giovane pastore, e ogni occasione era buona per farsi condurre dai suoi tutori nei pascoli frequentati dal ragazzo. il Contevenuto a conoscenza della storia, punì in modo atroce Alceste, che aveva osato tanto: Lo fece crocifiggere su un Poggio nei pressi di Cavarzano (?), che da allora si chiama
Poggio della Croce.
spero di non essermela ...sognata fumando uno.....
vig
Ultima modifica di vigorius il 28 giu 2012, 13:05, modificato 1 volta in totale.
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Messaggio da poggioallorso » 28 giu 2012, 12:59

ed io dimenticavo la leggenda da cui sembra trarre origine il nome del paese di cantagallo. con la discesa dei galli uno di loro s'innamorò della val di carigiola e dei suoi monti e quando i suoi compari tornarono in patria egli rimase qui, cantando nostalgiche canzoni del suo paese...

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Messaggio da Lykas » 02 lug 2012, 17:05

Grazie, Bea! Bellissime queste storie e grazie anche a Vig!
"...Lupi e donne sono affini per natura, sono curiosi di sapere e possiedono grande forza e resistenza. Sono profondamente intuitivi e si occupano intensamente dei loro piccoli, del compagno, del gruppo..."


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